Ab 1, 2-3; 2,2-4; 2Tm 1, 6-8.13-14; Lc 17, 5-10
Il tema di meditazione che ci è proposto dalla Liturgia è dunque la fede, la fede intesa come disponibilità totale alla volontà di Dio, come umile servizio, come impegno pieno nel regno di Dio, perché solo così la fede è autentica.
Una fede che resta solo su un assenso intellettuale, una fede che si accontenta solo di determinati gesti, una fede che porta solo a certe forme di preghiera e basta non è autentica, non è vera. La fede ci deve portare a fare, a compiere bene quanto il Signore domanda da noi, anche se è gravoso ai nostri occhi, anche se sembra che veramente la Provvidenza di Dio esiga eccessivamente da noi. Il piano di Dio è un piano di amore e, proprio perché è d’amore, è meravigliosamente sapiente e adatto, adatto non solo sul piano generale per la comunità degli uomini, ma adatto a ciascuno di noi.
Dio sa tutto di noi, sa il nostro passato, sa il nostro avvenire, sa la durata della nostra vita e perciò tutto dispone per il nostro bene e per il bene del complesso, per il bene del regno di Dio. Abbandonarci a questa Provvidenza con umiltà, benedire la mano del Signore anche nei momenti di prova e di dolore, restare sereni di fronte anche alle più insistenti difficoltà, questo è segno della fede, questo è segno che la fede è diventata matura, che la fede è diventata veramente operante. E tutti dobbiamo cercare di avere questa fede nella Provvidenza di Dio e tutti ci dobbiamo abbandonare a lui, perché quando ci crediamo autosufficienti, cioè quando pensiamo che la nostra vita dipende dalla nostra preoccupazione, quando pensiamo che la nostra vita dipende dalla nostra saggezza, quando pensiamo che la nostra vita dipende unicamente dal caso, così, che avviene inesorabile il destino che piomba su di noi, ecco, allora noi dimentichiamo di essere nelle mani del Signore, nelle sue mani, nelle sue adorabili mani. Il Signore ci sorregge, il Signore ci guida, ecco, il Signore ci ama come nessun altro ci sa amare.
Abbandonarci al Signore cosa vuol dire allora, se non riconoscere che lui veramente è il nostro Padre, riconoscere che lui veramente è il nostro amico? Riconoscere che in Gesù ci ha dato il sostegno di ogni giorno, riconoscere che nella Messa particolarmente noi possiamo trovare la forza per tutta la nostra settimana, che nella nostra Messa della domenica noi possiamo veramente realizzare quella unione forte con il Signore che sia, così, alla base di ogni nostra scelta e di ogni nostra sofferenza, alla base. Cioè noi allora scegliamo con Gesù, scegliamo in Gesù e la nostra fede diventa soprannaturale, perché è indirizzata alla gloria di Dio, al bene delle nostre anime.
Viviamo di fede. È la vittoria nostra la fede. La nostra fede è la nostra gloria. Cresciamola facendo frequenti atti di fede; cresciamola unendoci in molta fede al sacrificio di Gesù nella Messa. Sia la fede la nostra gioia di ogni giorno, sia la sicurezza secondo la Parola che ha detto il Signore: “Chi ascolta le mie parole e le mette in pratica, è come un uomo che ha costruito la sua casa sulla roccia” (Mt 7, 24).
CODICE | 74L5O0133QN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 06/10/1974 |
OCCASIONE | Omelia, XXVII Domenica Tempo Ordinario - Anno C |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Fede, disponibilità alla volontà di Dio |
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