Is 5,1-7; Fil 4, 6-9; Mt 21, 33-43
MESSA ORE 6, 30
Si parla di una vigna, si parla del frutto desiderato da questa vigna, si parla di un frutto non consegnato dai vignaioli; si parla dunque di una grande nostra responsabilità, di una nostra responsabilità personale, di una nostra responsabilità collettiva.
Il Signore dona con un’abbondanza ammirabile le sue grazie. Come non possiamo avere il cuore colmo di riconoscenza, quando pensiamo a tutto quello che il Signore ha dato alla nostra vita, a tutte le grazie, a tutte le gioie, a tutti i dolori che ci ha fatto superare? Come non dobbiamo avere il cuore pieno di riconoscenza, quando ogni giorno, essendo nella vigna del Signore che è la Chiesa, riceviamo tanto per la nostra intelligenza, tanto per la nostra volontà?
Riceviamo la Parola di Dio che ci illumina e ci dirige, riceviamo la forza della grazia di Dio che ci sorregge. Abbiamo a nostra disposizione sempre un grande tesoro, ecco perché dobbiamo meditare sulle parole del Signore: “A chi più è stato dato più sarà chiesto” (Lc 12, 48). Sarà chiesto molto a noi e il giudizio di Dio sarà indubbiamente severo per coloro che non hanno saputo corrispondere e sistematicamente, scioccamente hanno respinto il dono.
Il Signore, quando ha parlato di vite e di tralci, ci ha detto anche il segreto della nostra riuscita, che non è semplicemente l’uso della nostra volontà: “Rimanete in me”, ha detto, “chi rimane in me e io in lui porta molto frutto” (Gv 15, 4). Ecco, il segreto della nostra riuscita sta proprio nella nostra fiducia, nel nostro abbandono, nella soavità della nostra confidenza. Non possiamo piacere a lui senza di lui, senza che la sua grazia ci sostenga e ci aiuti.
Corrispondere al dono di Dio è possibile cercando un altro dono di Dio e lo possiamo cercare nella nostra preghiera, e lo possiamo cercare nell’uso nostro dei Sacramenti, e lo possiamo cercare in questa disposizione fondamentale che si chiama umiltà, che si chiama senso delle proporzioni; non possiamo raggiungere qualche cosa di soprannaturale, se non con un aiuto soprannaturale.
Ecco allora che vorremo, con la grazia di Dio, insistere nella preghiera. La preghiera è il modo forte della nostra riuscita; chi prega si salva, chi non prega si danna, chi prega poco ha poco, chi prega molto ha molto. Sta a noi avere molta grazia di Dio, di aiuto, di forza; sta a noi. Curiamo allora la nostra preghiera. La nostra preghiera è una necessità, è una necessità intima del nostro essere, del nostro sorreggerci. Noi dobbiamo confidare e confidare ora per ora nella grazia di Dio. Nessuno è buono da solo, uno però con Dio raggiunge anche i più grandi gradi della santità. Amiamo allora la preghiera, ricorriamo alla preghiera, sappiamo che la preghiera di domanda è preghiera che ci educa, è preghiera che ci dà il modo di camminare. Preghiamo molto, preghiamo per essere buoni, preghiamo perché gli altri siano buoni, preghiamo nelle circostanze difficili e preghiamo nelle circostanze ordinarie. La nostra vera spiritualità sia sostanziata di preghiera, la nostra spiritualità sia sempre indirizzata e guidata dalla preghiera. E sarà questo allora che, attraverso la preghiera, potremo portare quei frutti che il Signore vuole da ognuno di noi e da noi tutti insieme.
meSSa ore 8,30
Siamo riuniti oggi con il cuore pieno di riconoscenza a Dio, Padre della misericordia. Siamo riuniti per dirgli grazie, grazie di tutte le mirabili provvidenze che ha dato alla nostra comunità parrocchiale, provvidenze mirabili, dico, perché ne abbiamo una chiara e forte testimonianza.
Noi ringraziamo il Signore e gli vogliamo rendere lode piena; vogliamo che le nostre labbra esprimano quanto è nel fondo del nostro cuore, ma soprattutto vogliamo che la nostra vita diventi tutta un ringraziamento.
Un ringraziamento così per la sua bontà e un ringraziamento per quello che ha donato alla nostra gioventù nel tempo estivo, lontano dai pericoli, ricreando la mente, costruendo la loro fraternità.
Il grazie per gli Esercizi Spirituali, dove nel silenzio e nella preghiera si sono maturate preziose riflessioni, santi propositi. Abbiamo avuto una buona affluenza e dobbiamo perciò pensare che anche buono sarà il frutto, che ne verrà a tutta la comunità.
Un ringraziamento per il nostro pellegrinaggio, nel quale abbiamo irrobustito la nostra fede nella Chiesa, abbiamo lodato il Signore insieme a tutti fratelli di tutti i continenti, ci siamo trovati nella Casa del Padre, abbiamo sentito com’è bello essere nella Santa Chiesa Cattolica, com’è bello e com’è grande vivere ed operare in essa. Il nostro pellegrinaggio è stato veramente un tempo di grazie, un tempo nel quale, insieme a tutti quelli che sono dovuti rimanere a casa, ci siamo sentiti in particolare esultanza e in particolare invocazione.
Ecco, un grazie a Dio e un grazie a tutti quelli che hanno collaborato generosamente e fedelmente a quest’opera.
E, dicevo, il nostro ringraziamento si deve tradurre così nella nostra vita. Il quadro che ci presenta la Liturgia di oggi è quanto mai imponente e suggestivo: è la nostra Parrocchia che è una vigna, è la nostra Parrocchia che ha ricevuto tutte queste delicatezze, tutto questo lavoro di Dio; è la nostra Parrocchia che perciò dev’essere pronta a dare di più, a dare di meglio.
Cominciamo il ritmo di un anno nuovo di lavoro, traduciamo la nostra riconoscenza in un impegno più forte, più vigoroso, più continuo. Molte cose ci restano da fare, particolarmente abbiamo da finire l’opera grande del nostro oratorio: non è capita da molti, non è aiutata da molti, non è sorretta come dovrebbe essere sorretta, ma è un’opera che abbiamo posto nel nome di Dio e le opere poste nel nome di Dio si realizzano. Ne ho ben la certezza! Domando perciò a tutti di intensificare il loro aiuto, di intensificare quell’aiuto che ci darà modo di fare più presto, di fare meglio.
Come programma di vita di Parrocchia porrei tre punti.
Il primo: dobbiamo tradurre la nostra riconoscenza in una intensificata vita liturgica, è la Chiesa che prega; ci realizziamo come Chiesa, ci realizziamo in una pienezza quando insieme a Cristo lodiamo il Padre. Amiamo perciò le nostre Liturgie, amiamo la Liturgia della lode, amiamo la Liturgia del sacrificio, siamo pronti alle Lodi del mattino della domenica e al Vespro del pomeriggio, sentiamo la gioia di pregare insieme, la missione che abbiamo di intercedere per la nostra Parrocchia tutta e per tutto il mondo. Sappiamo che la Liturgia è l’esercizio del sacerdozio di Gesù, unito al sacerdozio nostro. Intensifichiamo la nostra Liturgia con umiltà, ma con forza, con continuità, con perseveranza .
E un secondo punto, il punto del nostro lavoro. Dicevo prima l’oratorio: ci sono tante altre opere, c’è tanta evangelizzazione da compiere; nessuno si metta in disparte, nessuno, ancor meno, si metta in disparte seduto, guardando gli altri lavorare, si permetta solo delle critiche. È facile star seduto, non far niente e criticare chi lavora e chi mette anche nel proprio lavoro, oltre le sue qualità, i suoi limiti e i suoi difetti. Tutti si sentano impegnati, tutti si offrano per lavorare in un settore o in altro, particolarmente nel settore catechistico, perché i nostri bambini crescano nell’amore e nel timore del Signore, crescano generosamente perché rappresentano l’avvenire della nostra Chiesa. Mai come in questo periodo, mai la nostra infanzia, la nostra gioventù è insidiata, è perseguitata; si moltiplicano i tentativi di scristianizzarla, di educarla male, di educarla paganamente. Bambini battezzati, figli di Dio, ecco, che sono venuti così, in un ordine tutt’altro che cristiano. Abbiamo tante insidie e da queste insidie dobbiamo preservare i nostri ragazzi, ecco, con un lavoro continuo, con un impegno di tutti.
Ecco, il terzo punto di lavoro è un punto di carità: il volersi bene, il volersi bene nella pratica, il realizzare una vera comunità, una vera comunicazione, una vera comunione. Dobbiamo essere molto uniti, dobbiamo saperci capire, dobbiamo saperci perdonare e scusare, dobbiamo sentire che la nostra vita ha un senso proprio se è così: viva realizzazione di Chiesa. La Chiesa è una comunità di vita, è una comunità di amore, la Chiesa è una comunità che cresce; può crescere solo così nella carità, può crescere così solo nella generosità di tutti. Formiamo una sola cosa e non stiamo a misurare delle cose esteriori che valgono poco. Comprendiamoci e uniamoci in quell’amore di Dio che supera ogni nostra comprensione, quell’amore di Dio così grande, che ci darà veramente la grande pace del nostro cuore.
Ecco e allora poniamo le parole dell’apostolo san Paolo ai Filippesi: “Fratelli, non angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghiere, suppliche e ringraziamenti” (Fil 4, 6), nella preghiera comune, nell’impegno comune, nella gioia comune, per la gloria e l’amore di Dio.
CODICE | 75L4O0133QN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 05/10/1975 |
OCCASIONE | Omelia, XXVII Domenica Tempo Ordinario - Anno A - Messa ore 6, 30 e 8, 30 |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Il nostro frutto, il ringraziamento |
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