14/10/1973 - Omelia XXVIII Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 14/10/1973
Omelia, XXVIII Domenica Tempo Ordinario - Anno B

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Sap 7, 7-11; Eb 4, 12-13; Mc 10, 17-30

Il testo del Vangelo sottolinea due morali: la morale del buon giudeo e la morale di chi segue Gesù. Ci troviamo di fronte a un buon giudeo che osservava i comandamenti di Dio, che riteneva di essere a posto, ma che intuiva, però sotto sotto, che c’era qualche cosa di più da dare. Aveva l’amore sufficiente per osservare quei comandamenti, ma gli mancava un amore più grande. Gesù sottolinea questo amore più grande, l’amore che fa seguire lui, che essendo ricco, per nostro amore si è fatto povero, di lui che si era fatto servo di tutti. Qui sta la vera sapienza! Qui l’efficacia della Parola di Dio! Il ricco se ne andò triste, perché è tristezza l’accorgersi di non sapere amare, di non saper donare, di non essere generosi fino in fondo, la tristezza della ricchezza, dell’uomo egoista, dell’uomo chiuso in se stesso, dell’uomo che ama questa povertà del suo spirito. Ed è evidentemente anche la nostra tristezza, tutte le volte che facciamo come nostro ideale il minimo, quando c’immaginiamo di essere già a posto, quando sulla bontà restiamo negli schemi. Ora la misura dell’amare è amare senza misura e non ci possiamo scusare dicendo: “Ma fan tutti così!”. “Ma io ho fatto già il mio dovere!” “Ma non mi capiscono… a ché butto via della generosità? Non m'intendono!”. Amare veramente è seguire Gesù e seguire Gesù è andare con lui passo per passo, fino a quella donazione che il Signore con la sua Provvidenza urge per ognuno di noi, perché, lo dobbiamo meditare a lungo, non c’è una vocazione dei consacrati e una vocazione inferiore dei laici, per cui i consacrati seguono Gesù nella povertà e seguono Gesù nell'umiltà di una vita scelta e gli altri no e gli altri si possono accontentare di qualche cosa. La vocazione di tutti i battezzati è questo andare dietro a Gesù Cristo, andare dietro fino in fondo, rinunciando per amore suo e per amore dei fratelli ai nostri beni, se è necessario, se è conveniente, se cioè entra in un piano voluto dallo Spirito Santo. È rinunciare al nostro tempo, è rinunciare ai nostri diritti, è

(Interrotta, continua da appunti) rinunciare alla nostra volontà nell’ubbidienza, è diventare, nella Chiesa, sempre disponibili. Qual è la cosa che manca? Certe anime regrediscono, perché non sanno e non vogliono dare di più. C’è la Parola di Dio efficace e tagliente, non ostacoliamo questa Parola e ascoltiamo ciò che vuole Gesù e diciamo di sì alla Parola tagliente. Ci sono cose in noi che sono cattive ricchezze: malignità, orgoglio, egoismo. È necessario buttar via, per diventare adatti al regno. La ricchezza era il frutto della benedizione di Dio, ricco era chi partecipava alla misericordia di Dio. Gesù rovescia i termini, gli apostoli sono sbigottiti. Gesù rovescia i termini, perché pone la disponibilità di spirito come condizione. Chi non sa rinunciare ai beni non è disponibile. Interroghiamoci. Ognuno deve avere il coraggio di seguire Gesù. E’ un incontro personale, Gesù ci dice: “Seguimi”. Essere disposti a buttar via ciò che sembra importante, seguire Gesù, sapendo che vicino a lui c’è la vita eterna.

CODICE 73LDO0133RN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 14/10/1973
OCCASIONE Omelia, XXVIII Domenica Tempo Ordinario - Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE L’amore
ARGOMENTI L’amore
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