13/10/1985 - Omelia XXVIII Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 13/10/1985
Omelia, Domenica XXVIII Tempo Ordinario - Anno B

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Sap 7, 7-11; Eb 4, 12-13; Mc 10, 17-30

Ci sono delle cose che non valgono, che attirano l’attenzione e la cupidigia, ma non valgono; un mucchio di foglie secche. Ci sono delle cose che valgono poco; contro l’apparenza, valgono al minimo. L’occhio di Dio penetra fino in fondo al cuore. Ci sono delle cose che valgono molto, anche se non hanno considerazione da parte degli uomini; anzi, sono scartate e disprezzate.

Noi oggi siamo invitati a dare un grande valore alle nostre cose, a dare un valore per il tempo, a dare un valore per l’eternità. Le cose dell’eternità. Diciamo, in un linguaggio comune, il «merito delle cose», perché ogni cosa, fatta in grazia, fatta cioè nell’ordine nostro di vita spirituale, ha un merito che non tramonterà. Bisogna accrescere questo merito e rendere tutto un merito, che è misurato dal nostro stato di grazia. Più un’anima è in grazia, più merita; se un’anima ha un alto grado di grazia, merita di più di tante persone che fanno la stessa opera ma con poca grazia.

Perché la Beata Vergine è stata così ricca? Perché era piena di grazia e meritava più lei con un’azione, anche semplicissima, che non i martiri nel momento stesso del martirio. Aveva tanta grazia! E tanta grazia porta tanto amore. Noi non dobbiamo fare le cose per il nostro egoismo, le dobbiamo fare per amore di Dio. Siamo chiamati a realizzare una vita di fede e perciò una vita di amore. Dobbiamo crescere, dobbiamo scegliere, dobbiamo cercare di fare la volontà di Dio, cercare di fare ciò che più piace a Dio.

Lo sappiamo: Dio ci ha creato per lui, non ci ha creato per delle finalità inferiori. Dio ci ha destinati a godere la sua vita e a partecipare la sua gloria. È lì che dobbiamo tendere. Perciò un cristiano ha una valutazione delle cose ben precisa, ben chiara. Sa che le cose fatte per Iddio hanno un valore eterno, sa che le cose fatte invece per un desiderio e una passione umana tramontano e non resta nulla.

Certe persone sono vissute molto, ma sono andate davanti a Dio con le mani vuote; certe persone, invece, hanno vissuto poco, ma sono andate davanti a Dio con le mani piene. Ci dobbiamo interrogare, ci dobbiamo chiedere con profondità la consistenza della nostra vita. Che cosa abbiamo accumulato davanti a Dio? Che cosa abbiamo meritato, che cosa abbiamo fatto? Perché è il senso stesso dell’esistenza. Hai fatto? Hai tribolato? Hai lavorato?

Hai operato in mille sensi ma non hai guadagnato. La tua vita è davanti a Dio senza valore, inutile. Fa’ per Iddio! Lavora per lui! Lavora come dice lui. Lavora nell’ordine dei suoi comandamenti, nell’ordine della carità, nell’ordine del servizio di amore. Rendi la tua vita piena, grande. Rendi la tua vita santa. Quanta gioia poter dire: il tempo passa, ma i meriti non passano; soffrire passa, aver sofferto non passa più, perché quello che noi abbiamo presentato e realizzato è nelle mani di Dio.

Impegniamoci dunque. Lavoriamo per il buon Dio. Impegniamoci nella carità del bene, nella carità del prossimo. Lavoriamo per il suo comando, per il suo invito. Impegniamoci! Il senso dei comandamenti è dato proprio dall’obbedienza e dall’amore. Obbediamo e amiamo e la nostra mercede sarà abbondante e sarà per tutti i secoli.

CODICE 85LCO0133RN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 13/10/1985
OCCASIONE Omelia, Domenica XXVIII Tempo Ordinario - Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Valore delle cose
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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