12/10/1986 - Omelia XXVIII Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza, 12/10/1986
Omelia, XXVIII Domenica Tempo Ordinario − Anno C

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2 Re 5,14-17; 2 Tm 2,8-13; Lc 17, 11-19.

“Alzarono la voce dicendo: Gesù, maestro, abbi pietà di noi”. Erano dieci. Si riconoscevano malati. Avevano profondo dolore di una malattia terribile che li isolava ma avevano fede: alzarono la voce.

Noi abbiamo bisogno di capire quanto è necessaria anche per noi questa disposizione di animo. Bisogna che di fronte al Signore riconosciamo la nostra infermità e, alzando la voce, invochiamo la sua pietà, la sua potenza.

Abbiamo una lebbra spirituale che ci affligge in vario modo perché la nostra debolezza purtroppo è grande. La nostra lebbra è il nostro orgoglio; la nostra lebbra è la nostra cattiveria; la nostra lebbra è la nostra facile cupidigia, l’egoismo.

Come possiamo guarire quando tutto congiura per radicarci nei nostri peccati per far crescere la nostra debolezza? Quando abbiamo tante e tante tentazioni dal mondo che ci circonda?

“Gesù, maestro” dicevano i lebbrosi. È proprio da Gesù che abbiamo la verità, le idee giuste e non una cultura sbagliata, una cultura orgogliosa e ribelle. Noi riceviamo da Lui totalmente: “Era la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo” (Gv 1,9) ha detto l’evangelista. Abbiamo bisogno di cominciare. Abbiamo bisogno che la nostra riforma spirituale e la riforma della società parte dalle idee. Siamo troppo presi da delle idee che sono frutto di un laicismo contrario e cattivo. Abbiamo bisogno d’insistere per sapere, per sapere rettamente, per sapere in Lui, per sapere con Lui.

Ecco perché abbiamo bisogno delle «nostre scuole», delle scuole dove insieme alle cose umane si insegna il senso delle cose divine. Abbiamo bisogno di essere curati e raddrizzati nelle nostre idee, perché troppe volte ammettiamo più volentieri le idee che ci scusano, le idee che minimizzano, le idee che danno un senso vuoto della vita.

La vita è una grande missione che ci ha dato il Signore! Una missione di una consistenza grande, di una importanza assoluta.

Sapere, volere; ecco la seconda cosa dove abbiamo bisogno d’essere guariti: nel volere, perché troppe volte, anche se sappiamo le cose, non le facciamo. Ecco perché l’apostolo dice: “Fare la verità nell’amore” (cfr Ef 4,15), proprio perché la nostra volontà sia a servizio del Signore, si senta grande quando fa la volontà di Dio. Non si senta schiava, ma si senta così nel pieno uso della libertà che è acconsentire al piano di Dio, che è fare di quello che vuole Dio.

“Oh, Signore − diciamolo sempre! − guariscici! Guarisci questa mente che si attacca alle cose che non valgono. Guarisci questa volontà così indecisa e povera: Guariscici Signore!”. Deve essere una delle preghiere che più volentieri gli rivolgiamo. Soprattutto chi cresce deve sentire il bisogno che la crescita sia veramente armonica e totale.

Sapere per dare. Sapere per compiere la propria missione nella vita. Sapere e voler attuare il regno di Dio. Questo regno di Dio che è regno di santità e di giustizia.

Oh sì! Vogliamo essere anche noi nel numero dei guariti da Gesù per esprimergli tutta la nostra viva e forte riconoscenza e progredire sempre di più e aiutare tutti perché per tutti c’è la nostra responsabilità. Per tutti. Questa responsabilità ognuno di noi deve prenderla con quanto Dio l’ha data.

Realizzeremo così veramente in pieno anche la nostra gioia.

CODICE 86LBO0133RN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 12/10/1986
OCCASIONE Omelia, XXVIII Domenica Tempo Ordinario − Anno C
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
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