Lc 17, 11-19
Dobbiamo fare nostra l’invocazione dei lebbrosi, la dobbiamo fare nostra con molta forza: “Gesù maestro, abbi pietà di noi!”. E lo potremo, fare nostra, se sentiremo la nostra lebbra, cioè se sentiremo la nostra miseria, il nostro peccato, la nostra incertezza, il bisogno profondo della presenza di Gesù nella nostra vita, perché senza di Lui non riusciamo. Nessuna sapienza umana, nessun equilibrio resiste. Solo la presenza di Gesù, quella presenza che conforta, quella presenza che spiega, quella presenza che conduce. Oh, come dobbiamo sentire forte, grande questa presenza! Se perdiamo il senso della Provvidenza, della presenza di Gesù, perdiamo tutto il resto.
Egli è in mezzo a noi, lo ha promesso, Egli è con noi, Egli è per noi. Diciamo che lo è particolarmente con l’Eucarestia, perché l’Eucarestia è il mistero dolcissimo del Suo corpo e del suo Sangue offerti per noi. E’ il mistero di una azione potente, di un’azione che ci riunisce e ci fa Chiesa e ci conduce alla patria del Paradiso.
Dobbiamo insistere nello stringerci all’Eucarestia, perché allora le nostre malattie guariscono. Oh, quelle malattie così resistenti, quelle malattie così contagiose, quelle malattie così desolanti: il nostro egoismo, il nostro orgoglio, la nostra sete di piaceri non giusti! Abbiamo proprio nell’Eucarestia la medicina che sana, la medicina che preserva, abbiamo il Pane del viaggio, il Viatico, il Pane del viaggio per essere perseveranti, per dare sempre il tono giusto alle nostre azioni, per non lasciarci travolgere dalle prove e dai dolori della vita, per non lasciarci smarrire.
Stiamo vicini a Gesù Eucarestia. È sacrificio ancora attuale per noi. Ancora dà il Suo sangue, dà la sua vita, dà la sua preghiera per noi. È donazione totale. Viene a noi, entra in comunione con noi, diventa il nostro cibo. E’ mirabile presenza nel Tabernacolo, così come aveva detto San Giovanni: “Il Verbo si è fatto carne e ha fatto la sua tenda tra di noi”. Tabernacolo è tenda, per cui lo possiamo sempre trovare, per cui possiamo sempre avere la gioia di un Suo pressante invito: l’invito a vivere come è vissuto Lui, a soffrire come ha sofferto Lui, a compiere la volontà del Padre come ha compiuto Lui.
Vorrei che fosse questa la nostra meditazione di oggi: il tesoro di avere l’Eucarestia e il tesoro di poter essere sempre guariti, il tesoro per cui abbiamo già Gesù che ci conduce al Paradiso, dove lo vedremo a faccia a faccia, dove, con tutti coloro che sono in Paradiso, sapremo innalzare l’inno di ringraziamento, l’inno di beatitudine per sempre.
Ma non ci sia nessuno tra di noi che non fa conto a sufficienza di tanto dono; non ci sia nessuno tra di noi che sia negligente, assente, pigro. Tendiamo, tendiamo con molta forza al Paradiso, puntiamo sempre di più là, dov’è la nostra patria.
CODICE | 83L8O0133RN |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 09/10/1983 |
OCCASIONE | Omelia XXVIII Domenica tempo ordinario Anno C |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale, II Anniversario della morte |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Eucaristia |
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