29/10/1972 - Omelia XXX Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 29/10/1972
Omelia, XXX Domenica Tempo Ordinario - Anno A

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Es 22, 21-27; 1 Ts 1, 5-10; Mt 22, 34-40

È la forza di coloro che hanno accettato di seguirlo e che vogliono vivere come Gesù: amare il Padre, accogliere in noi il suo amore, quell’amore grandioso che è all’origine di tutta l’opera di Dio. Per amore ha creato, per amore è intervenuto nella storia degli uomini per salvarli, per amore ha segnato la storia degli uomini di tutti i suoi prodigi e di tutte le sue dimostrazioni. “Capirete chi io sia”, dirà nostro Signore, “lo capirete dalle mie opere” e soprattutto lo abbiamo capito da Gesù. Gesù è la più grande manifestazione dell’amore di Dio, Dio che si fa uno di noi e che muore di amore per noi. “Ecco”, esclamerà san Giovanni apostolo, “Ecco, vedete quale amore”, vedete quale amore, che voi dovete tradurre nell’amore del prossimo, che voi dovete verificare nella carità concreta del vostro prossimo, non come mutualismo. Senso verticale della vita verso Dio, senso orizzontale verso il prossimo. È nell’amore al prossimo che si conosce l’amore di Dio, è nell’amore al prossimo che si verifica se l’amore a Dio è autentico. Amare Dio e amare il prossimo diventa un unico comando, è il centro vero di tutto, di tutta la legge, di tutta la vita di Gesù. è allora in questa concretezza di amore che vorremo rivedere la nostra vita, quella concretezza di cui parla nella prima lettura il libro dell’Esodo: la comprensione di coloro che sono i più deboli (?), quell’amore che san Paolo sottolineava ai Tessalonicesi quando diceva: “La parola del Signore riecheggia per mezzo vostro” (cfr. 1Ts 1, 8). La carità dei Tessalonicesi, diffusa dappertutto, dimostrava che la Parola di Dio è efficace, dimostrava così l’autenticità del cristianesimo. Amore concreto, ma amore soprannaturale. E infatti, la comunità dei Tessalonicesi aveva accolto la Parola con la gioia dello Spirito Santo (Ib.6). Carità soprannaturale, perché dobbiamo amare all’infinito, dobbiamo amare col cuore stesso di Cristo. Carità concreta, di ogni giorno, dalla nostra famiglia, dalla pazienza di ogni giorno, dall’aiuto di ogni giorno, dal sapere operare il tacere di ogni giorno. Carità universale, che si estende dai vicini, come si estende ai lontani. Carità dunque, che il cristiano deve cercare di attuare con tutte le sue forze, cioè non qualche cosa di episodico, non limitato a parole, troppi amano a parole, troppi dicono delle parole grosse per nascondere la loro povertà di dono. Carità comprensiva, che non giudica, che non si erige a tribunale, ma vuole lasciare il giudizio a Dio dei vicini e dei lontani. Misuriamo la nostra carità, perché saremo giudicati dalla nostra carità. Amiamo la nostra carità e il nostro amore, mi correggo, accresciamo la nostra carità e il nostro amore attraverso il contatto con la preghiera, il contatto vivo con Cristo nel Sacramento. È nel sacramento dell’Eucarestia dove Cristo resta a centro dell’amore, a forza di ogni nostra giornata. Ecco, nel contatto con Gesù Eucarestia nella Messa, l’Eucarestia è il sacrificio che continua, noi potremo quotidianamente dare quella testimonianza che Dio e la Chiesa si aspettano da noi.

CODICE 72LUO0133TN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 29/10/1972
OCCASIONE Omelia, XXX Domenica Tempo Ordinario - Anno A
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE La concretezza dell’amore
ARGOMENTI La concretezza dell’amore
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