23/10/1988 - Omelia XXX Domenica Ord Giornata Missionaria

S. Ilario d’Enza, 23/10/1988
Omelia, XXX Domenica Tempo Ordinario, Giornata Missioni – Anno B

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Ger 31, 7-9; Eb 5, 1-6; Mc 10, 46-52.

In questa Giornata Mondiale delle Missioni è preso come simbolo Bartimeo, il cieco di Gerico.

È preso per significare come l’umanità ha bisogno del miracolo, ha bisogno della luce misericordiosa del Signore. Tutti, non solo i pagani, anche noi, abbiamo bisogno della sua grazia urgente, della sua luce, della sua parola di conforto, perchè la nostra umanità, senza di Lui, è molto povera e le inquietudini di ogni giorno, la visione del futuro ci turba.

Meditiamo bene, allora, sul povero cieco per dare anche noi, alla nostra vita, questo slancio di fede. È nella fede che si deve costruire, è nella fede tutta la nostra ricchezza.

Cos’è la vita senza la fede? Quanti enigmi insolubili! Quanta tristezza e quanto peso!

Noi, che abbiamo la fede, dobbiamo giustamente considerarla come il nostro tesoro, un tesoro certissimo, basato sulla parola di Dio, basato sulla testimonianza dell’Onnipotente e dell’Onnisciente. Dobbiamo cercare di crescere perchè, con facilità, le cose ci assorbono, ci prendono, ci soffocano, e le cose umane hanno il principale peso e dimentichiamo le cose divine.

La nostra fede deve essere solida come la roccia: “Chi ascolta le mie parole e le mette in pratica è come colui che ha costruito sulla roccia” ha detto Gesù (Mt 7,24). Ecco, solida.

La nostra fede deve essere, inoltre, limpida. È un atto di fiducia nel Signore, nella sua misericordia. Non possiamo ammettere un dubbio, non possiamo ammettere un’incertezza!

Infine, la nostra fede deve essere gioiosa. Della sicurezza che ci dà Dio dobbiamo fare la nostra difesa, la nostra ricchezza, la nostra tranquillità, perchè siamo con Dio, siamo nel suo amore, siamo nella sua misericordia.

La fede ci presenta Dio così com’è: ce lo presenta infinitamente sapiente, infinitamente potente, infinitamente misericordioso.

Pensiamoci bene sempre: Dio sa tutto, Dio ci ama, Dio ha detto che si preoccupa di noi. Gesù lo ha sottolineato: “I capelli del vostro capo sono contati e non ne cade uno senza il permesso del Padre Celeste” (cfr Lc 12,7). È una certezza di amore, una certezza di premura, una certezza di provvidenza, una certezza che libera l’anima nostra dall’angoscia, libera la nostra anima dal tormento, dà il senso a tutti i valori.

Il Signore, che ci ha creato, ha posto infatti dei valori in noi che vanno ben rispettati e ben sviluppati; ha messo in noi dei valori sul piano naturale e sul piano soprannaturale ed è sempre Lui che si china su di noi, è sempre Lui che nel suo amore misura tutte le cose. Le cose non avvengono a caso, noi non siamo stritolati dal fato, noi abbiamo un Padre misericordioso e premuroso che non cessa di assisterci, di aiutarci, non cessa. Per tutta la nostra vita non cessa.

Ripetiamo allora la nostra fiducia, ripetiamo il nostro coraggio, ripetiamo il motivo profondo di gioia: siamo figli di Dio, figli amati da Dio, figli cui Dio ha promesso i tesori della sua grazia, i tesori della sua gloria.

CODICE 88LOO0133TN
LUOGO E DATA S. Ilario d’Enza, 23/10/1988
OCCASIONE Omelia, XXX Domenica Tempo Ordinario, Giornata Missioni – Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fiducia nella Provvidenza; fede
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