28/10/1973 - Omelia XXX Domenica Ord ore 6.30 e ore 8.30 Giornata Missionaria

Sant'Ilario d'Enza, 28/10/1973
Omelia, XXX Domenica Tempo Ordinario - Anno B - Messa ore 6, 30 e 8, 30 Giornata Missionaria

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Ger 31, 7-9;Eb 5, 1-6; Mc 10, 46-52

MESSA ORE 6, 30

Oggi facciamo la Giornata mondiale per le missioni, l’annuale giornata di preghiere e di raccolta di offerte per le missioni di tutto il mondo. Cerchiamo di comprendere quanto sia nostro dovere contribuire all’evangelizzazione del mondo, quando questa evangelizzazione è demandata ad ogni cristiano, a tutti infatti il Signore ha detto: “Andate ed evangelizzate” (cfr. Mc 16, 15). Rientra, dicevo, nei nostri doveri, non è un’opera buona così, super arrogatoria al di più, è nella nostra stessa qualità di cristiani che dobbiamo impegnarci. Il tema di oggi nella Liturgia, che è tema di fede, ci suggerisce motivi forti per la comprensione esatta della nostra posizione. Avete sentito: la chiamata alla fede, è chiamata alla luce, è chiamata perciò alla gioia, è chiamata a una vita superiore, è chiamata ad una attività superiore. La Liturgia sottolinea come la salvezza avviene per mezzo della fede.

Il cieco guarisce perché ha fede, l’uomo guarisce se ha la fede ed è in proporzione della sua fede tutta la preziosità della sua vita; se uno non ha la fede è fermo, nel buio, è miserabile come Bartimeo, seduto a mendicare. Infatti uno che è cieco spiritualmente, che non ha la fede, è proprio in una posizione di miseria, uno che cerca, che vuole mendicare dalle cose di questo mondo quella felicità che solo Dio può dare. Dobbiamo allora voler crescere la nostra fede. Il Signore spesso ha lamentato questa mancanza di fede: “Se voi credete, tutto potete!” (cfr. Mc 9, 23), “Se uno ha tanta fede come un granello di senape..." (cfr. Mt 17, 20), “Perché avete paura, gente di poca fede?” (Mt 8, 26). Sono rimproveri dati a noi. Abbiamo bisogno di realizzare una grande fede, particolarmente in questo mondo così lontano e in tanta parte così ostile alla fede. Ha detto Gesù: “Brilli la vostra luce nel mondo, vedendo le vostre opere buone” (cfr. Mt 5, 16). È evidente allora ed è su questi tre punti che potremo fare la nostra revisione di vita.

La fede è luce di verità, avere fede vuol dire allora cogliere la verità del Signore. Ci siamo posti in condizione di arricchire ogni giorno la nostra fede, mediante l’ascolto della Parola di Dio, la riflessione di meditazione? Abbiamo ogni giorno cercato, attraverso anche gli avvenimenti del mondo, di meditare sull’azione di Dio, sulla sua provvidenza, sul suo amore, sulle parole del Vangelo in modo da arricchirci di più?

Poi la fede è amore che riconosce e si abbandona. Cosa vuol dire avere fede? Credere all’amore di Dio, abbandonarci all’amore di Dio, per cui la nostra vita spirituale deve essere posta… (Interrotta)

ORE 8, 30

… sta a noi impegnarci, perché gli altri uomini abbiano questo dono incomparabile. “Riconduci, Signore, i nostri prigionieri”, dice sempre il Salmo, “come i torrenti del Negheb” (Sal 125, 4): l’abbondanza della sua grazia; “Chi semina nelle lacrime, mieterà con giubilo” (ib. 5): l’evangelizzazione che è impegno, che è collaborazione alla grazia di Dio, ma che produce frutti di gioia. Fare crescere dunque in noi la fede mediante la nostra ricchezza interiore di riflessione.

L’ascolto della Parola di Dio produce in noi una comunicazione divina. Accogliere la Parola di Dio, riflettere, renderla nostra è il lavoro di meditazione, particolarmente sottolineato quando la Parola di Dio ci è comunicata ufficialmente, come nella Messa; lavoro di riflessione, che porta a un impegno di collaborazione: “Che io riabbia la vista” (Mc 10, 51). Ognuno di noi deve sentire che nella preghiera si matura la propria fede: “Accresci in noi”, dice la preghiera di questa domenica, “accresci in noi la fede, la speranza, la carità” (Colletta).

La fede noi l’accresciamo in una comunicazione viva col Signore e questa avviene particolarmente nella preghiera. La preghiera parte dalla fede, ma la preghiera accresce la fede, la preghiera è esercizio di fede. Dobbiamo fare molti atti di fede nella nostra preghiera: “Mio Dio, io credo in te”. E particolarmente la Messa è un esercizio forte di preghiera, perché ci uniamo alla preghiera di Gesù, perché siamo ben in attesa di ciò che il Signore, sotto il velo eucaristico, ci dà e ci comunica.

Poi la fede si traduce in un impegno di opere: “La tua fede ti ha salvato. E subito prese a seguirlo per la strada” (ib. 52). È necessario che la nostra fede venga da noi vissuta nelle opere buone, in quelle opere che non sono opere da poter fare o potere non fare, sono le opere necessarie, per cui senza quelle opere la fede è morta, come dice la Scrittura. Seguirlo per la strada, cioè adottare nella nostra vita la linea, l’esempio di Gesù: seguire Gesù nella nostra partecipazione alle sofferenze degli altri, nel nostro impegno, perché queste sofferenze possano essere superate. Perciò come il povero cieco che gridava tutta la sua miseria, anche noi vogliamo gridare al Signore tutta la nostra fede e tutta la nostra invocazione e lo vogliamo gridare anche di fronte al mondo: “Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava ancora più forte” (ib. 48). E’ l’atteggiamento proprio di colui che ha capito quelle altre parole del Signore: “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone... voi siete la luce del mondo, voi siete il sale della terra” (Mt 5, 13-16). “Molti lo sgridavano”: succeda così anche per noi! Il mondo attorno a noi è ostile alla fede, dobbiamo gridare ancora più forte, testimoniare con ancora più linearità tutta la nostra adesione al Signore, tutto il nostro amore per lui.

CODICE 73LTO0133TN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 28/10/1973
OCCASIONE Omelia, XXX Domenica Tempo Ordinario - Anno B - Messa ore 6, 30 e 8, 30 Giornata Missionaria
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Fede, ascolto e preghiera
ARGOMENTI Fede, ascolto e preghiera
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