30/10/1983 - Omelia XXXI Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 30/10/1983
Omelia XXXI Domenica tempo ordinario Anno C

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Lc 19, 1-10

Zaccheo è restato un esempio, un esempio di come si cerca il Signore, perché il Signore si lascia cercare; vuole anzi che noi lo cerchiamo, che lo cerchiamo con tutto il nostro cuore, con tutta la tensione dell’anima nostra. Che cosa vuol dire cercare? Vuol dire vederlo, vuol dire amarlo, vuol dire servirlo.

Vuol dire vederlo, perché il Signore Lo dobbiamo vedere dappertutto. Lo dobbiamo vedere nelle cose di questo mondo, nei nostri avvenimenti. Lo dobbiamo sapere vedere nella chiesa. Lo dobbiamo vedere in ognuno dei nostri fratelli. Cosa vuol dire vederlo se non sentire una presenza e rispettare questa presenza e riconoscere, anche là dove il nostro egoismo non vorrebbe constatarlo. Vedere il Signore! Gli occhi dell’anima nostra si chiamano: la fede; e la fede è una facoltà messa in noi, perché vediamo tutte le cose come le vede il Signore, perché sappiamo vedere tutto dal suo punto di vista. Vedere il Signore è accrescere allora la nostra fede, è non fermarci alle apparenze, è non intristirci in una visione solo umana, perché, se vediamo così come vedono i pagani, abbiamo le stesse tristezze dei pagani!

Coloro (si chiamano i pagani) che sono senza speranza, che oltre i confini molto ristretti di questo mondo non riescono a vedere nulla. E Zaccheo ha saputo vedere Gesù al di là di quello che lo vedevano gli altri. Ha visto in Gesù il suo salvatore, il suo redentore, e per questo nella sua casa è entrata la salvezza.

Ma Zaccheo non solo l’ha visto. Lo ha amato.

E noi siamo chiamati a questo amore, secondo quello che sta scritto “amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore”. Oh, purtroppo quanto abbiamo a rimproverarci, perché le cose ci occupano e ci prendono dell’amore di Dio e noi non lo amiamo con tutte le nostre forze, ma tentiamo di mettere insieme il suo amore a delle cose che ripugnano! Amare Dio vuol dire preferirlo sempre, vuol dire rinunciare volentieri a tutto quello che gli dispiace, vuol dire che l’anima nostra deve considerare sempre lui il massimo dei beni, il massimo della felicità.

Ed è in questo che allora ne nasce il servizio, un servizio generoso e pronto, il nostro dovere di ogni giorno, la nostra testimonianza di ogni giorno, il nostro impegno, la nostra buna volontà. Oh, un cristiano deve essere tutto teso al bene e con gioia dobbiamo prodigarci in quello che riscontriamo essere la volontà del Signore. Impegno, umiltà, servizio: tutto con generosità. Questa settimana avremo la festa dei santi e il ricordo dei nostri morti. Ci spronino queste feste a un servizio più generoso e più pronto. Il tempo il Signore ce lo dà perché lo riempiamo di bene, adoperiamoci con cuore, con buona volontà, con impegno: sia la nostra ricerca del Signore la nostra strada quotidiana. Cercare il Signore e servirlo con sempre maggiore generosità, con sempre maggiore umiltà, con sempre maggior impegno. Ognuno di noi sa quello che deve fare di più e se lo proporrà con tutta la forza e con tutto l’entusiasmo, perché servire il Signore è sempre regnare.

CODICE 83LVO0133UN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 30/10/1983
OCCASIONE Omelia XXXI Domenica tempo ordinario Anno C
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Servire il Signore
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