03/11/1974 - Omelia XXXI Domenica Ord ore 6.30 e 8.15

Sant'Ilario d'Enza, 03/11/1974
Omelia, XXXI Domenica Tempo Ordinario - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30

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Sap 11,23-12,2; 2 Ts 1,11-2,2; Lc 19,1-10

MESSA ORE 6,30

Gesù ha cercato il peccatore, ha cercato Zaccheo, lo ha cercato, lo ha accolto, lo ha trasformato.

E l’opera misericordiosa e mirabile di Gesù non si è fermata a Zaccheo, il Signore continua ad alzare gli occhi e a chiamarci, a chiamare ognuno di noi, a volere la conversione e la salvezza di ognuno di noi.

Zaccheo aveva vivissima la sua coscienza di peccatore, sentiva cosa voleva dire non essere a posto e per questo era già in una disponibilità fondamentale, in una disponibilità che lo ha portato a compiere gravissimi sacrifici. Non senza commozione leggiamo della sua risoluzione: “Ecco, Signore, do la metà dei miei beni ai poveri e, se ho frodato qualcuno, gli restituisco quattro volte tanto” (Lc 19, 8). Un coraggio notevole. Ecco perchè Zaccheo, il peccatore, è nostro modello, è modello di conversione per il suo senso vivacissimo di responsabilità e per il suo coraggio. Sono i due elementi che dobbiamo porci forti nella nostra meditazione perché, quando pensiamo ai peccatori, pensiamo agli altri e non pensiamo a noi stessi e non pensiamo a sufficienza che abbiamo bisogno di conversione, che la fede è una conquista di tutti i giorni, che non possiamo mai fermarci nel nostro sentimento, nel nostro desiderio di convertirci, di cambiarci, di migliorarci.

Ecco perchè i nostri difetti si ripetono noiosamente; ecco perché le nostre confessioni portano sempre gli stessi peccati. Non ci convertiamo! E forse siamo impazienti come dieci anni fa, e forse abbiamo accresciuto questi difetti, e forse siamo egoisti come lo eravamo prima, e le nostre Messe e le nostre Comunioni non hanno segnato un' autentica e vera conversione.

Prendere dunque coscienza dello stato della nostra anima; non ci si converte a parole, non ci si converte nemmeno con buone intenzioni, ci si converte coi fatti, con la risoluzione. Ed è qui il coraggio di Zaccheo, il coraggio di uno che ha speso tutta la vita, come lui, ad avere della ricchezza, ha posto il guadagno come sostanza del suo agire ed ecco che Zaccheo dà la metà subito di tutto quello che ha ai poveri, restituisce il quadruplo.

Non ci si converte al Signore se non con il coraggio di vincere certe cose, di lasciarne alcune, di porne delle altre.

Dobbiamo domandare la grazia del coraggio cristiano, che si pone come una vera, forte disponibilità alla grazia. Ascoltare il Signore e dirgli di sì, ecco ciò che si deve avverare nella nostra vita. E il coraggio lo dà lui, il Signore, perché è venuto a cercare e a salvare. Ce lo dà lui ed in lui tocchiamo l’amore di Dio, quell’amore di Dio che è misericordioso, per questo esercita in noi la sua onnipotenza.

MESSA ORE 8,30

I testi della Liturgia di oggi sono molto belli, sono come una musica che va in crescendo. La prima Lettura ci ricorda che Dio è mirabile come creatore, è onnipotente ed è per questo che è misericordioso. Che cos’è infatti il peccato? E’ distruzione di vita, è un andare contro la creazione, è un porsi fuori, anzi, contro la linea di Dio.

Dio è misericordioso e vuole la vita e per questo perdona, e il suo perdono è tanto efficace che è una nuova creazione, è una nuova affermazione della sua immensa sapienza.

E’ così la nostra fiducia: quando Dio perdona, Dio crea; quando Dio perdona, egli fa di nuovo. Non è semplicemente lo sciogliere una colpa fatta così contro una legge, non è insomma una risoluzione giuridica, la sua è una creazione. E tanto più è creazione, dice san Paolo nella seconda Lettura, perché diventa l’opera della fede; cosa vuol dire? Vuol dire che la creazione nuova non è solo sul piano naturale, di un rapporto tra Dio e la sua creatura, ma è in un ordine di figliolanza, per cui noi di nuovo diventiamo suoi figli e ancora di più sentiamo com’è buono il Padre.

Allora la sua misericordia ci scopre ancora di più la sua meravigliosa bontà; allora la sua misericordia ci dà nuovo motivo di camminare nella fede, di essere attenti a tutte le parole che lo Spirito rivolge in noi, perchè sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in noi e lui sia glorificato nelle nostre opere. Lui in noi, noi in lui.

Ed ecco perchè ognuno di noi si vuole specchiare in Zaccheo, il coraggio di Zaccheo. Aveva detto Gesù: “Quanto è difficile per un ricco entrare nel regno dei cieli, è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago” (Lc 18, 25). Ecco, Zaccheo è ricco, era il più ricco della città, era a capo dei pubblicani, degli strozzini. Zaccheo è colui che fa passare il cammello per la cruna dell’ago. Dice di sì, manifestando allora com’è potente il Signore, come la sua grazia non conosce limiti; era piccolo di statura, ma ha saputo superare, per vederlo. Ecco, è il simbolo di tutta la sua conversione. Quanto gli deve essere stato difficile, lui che era vissuto per i soldi, lui che non aveva altro in mente che i soldi, lui che aveva tradito il suo popolo per i soldi. “Do la metà dei miei beni ai poveri e se ho frodato qualcuno restituisco quattro volte tanto” (Lc 19, 8). Un grande coraggio ed è per questo la lode del Signore, quella lode che lo ha costituito un esempio per tutti i peccatori. Il Signore che aveva detto: “Quanto è difficile” (ib.), ora dice: “La salvezza è entrata in questa casa” (Lc 19, 9).

Motivo allora di giubilo per ognuno di noi: nessuno è inconvertibile, tutti si possono cambiare. Meditavamo l’altro giorno: tutti possono diventare santi, sì, anche i peccatori, anche i più grandi peccatori possono diventare santi. Diciamo allora ognuno di noi: “Anch’io posso convertirmi davvero, anch’io posso diventare veramente un santo! Anch’io! Se ho coraggio!” Ed ecco la nostra parte: se ho coraggio. Molte volte manca questo coraggio, perchè affondare il bisturi nella nostra carne diventa estremamente penoso, ma è necessario. E’ necessario che ognuno di noi intanto si persuada che ha bisogno di conversione. Quando parliamo con questa parola guardiamo sempre agli altri, guardiamo a noi, altrimenti siamo come il fariseo che ricordavamo recentemente.

Abbiamo bisogno, e lo ripetevamo domenica scorsa, abbiamo bisogno di credere a questo, alla nostra conversione, nella nostra situazione particolare, nella nostra vita di ogni giorno, per non ripetere gli stessi difetti, perchè questi difetti non si trascinino con noi di anno in anno, di situazione in situazione, perchè non siamo sempre egoisti come lo eravamo prima, perchè non siamo sempre impazienti e duri nei nostri giudizi, perchè non siamo così portati ad essere persone che si scusano continuamente e pensano di avere davanti a Dio chissà quali meriti!

Bisogna che ognuno di noi, ecco, i genitori che si convertano come genitori, i figli come figli, lo sposo come sposo, la sposa come sposa, nella nostra professione, nella nostra relazione con gli altri! Migliorare noi stessi! Questa è la nostra conversione! Migliorarci così decisamente, credendo all’onnipotenza di Dio, non alle nostre forze, all’onnipotenza di Dio! Al suo amore, alla sua provvidenza mirabile! A Dio che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perchè chi crede in lui abbia la vita eterna.

È in questo tema che noi vogliamo insistere, ognuno di noi, ecco ponendo quella risoluzione che ci può dare di più a Dio e così darci di meglio agli altri.

CODICE 74M2O0133UN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 03/11/1974
OCCASIONE Omelia, XXXI Domenica Tempo Ordinario - Anno C - Messa ore 6, 30 e 8, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Conversione
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