07/11/1976 - Omelia XXXII Domenica Ord

Sant’Ilario, 07/11/1976
Omelia, XXXII Domenica Tempo Ordinario - Anno B

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1Re 17, 10-16; Eb 9, 24-28; Mc 12, 28-44

Tutta la Liturgia oggi parla di generosità, di quella generosità che non è misurata dal quanto ma dal cuore, è misurata da quella disposizione che pone l’uomo davanti a Dio in posizione del “sì”, in posizione del “grazie”.

Gesù insegna come la generosità verso Dio deve esprimersi, donandogli con tutto il cuore, con tutta l’anima. Che cosa possiamo donare noi a Dio? Noi nella nostra povertà radicale, noi poveri esseri cosa possiamo dare all’Infinito? Possiamo dargli questo: la nostra disponibilità, il nostro sì alla sua volontà; ce l’ha insegnato il Signore quando, insegnandoci la preghiera, ci ha insegnato a dir sempre di sì a Dio, a credere nella sua provvidenza, a credere al suo amore. Ci ha insegnato a dir di sì: “Sia fatta la tua volontà”, sia fatta con una perfezione come la fanno gli angeli in cielo. La volontà di Dio. Nella nostra vita si esprime la volontà di Dio attraverso le cose facili e difficili, attraverso le cose di ogni giorno e i fatti straordinari; si esprime attraverso le cose liete e attraverso le cose tristi e affliggenti. La volontà di Dio, quella noi dobbiamo amare. Questo è il dono che dobbiamo fare al Signore: credere in lui, credere alle sue disposizioni, credere a un amore che è così grande da non poter essere sconfitto dalle apparenze contrarie. Credere in Dio, credere in questa potenza delle sue disposizioni, credere sempre. Credere in Dio vuol dire abbandonarci a Dio, credere in Dio vuol dire accettare la sua Parola, credere in Dio vuol dire rispettare le sue disposizioni in tutto, sempre.

Troppe volte noi ci crediamo padroni delle situazioni, noi ci crediamo indispensabili, noi crediamo che tutto dipenda da noi e sta qui l’errore, perché calcoliamo, perché proponiamo, perché giudichiamo, perché ci affliggiamo, perché moltiplichiamo i nostri sforzi, come noi fossimo gli arbitri. C’è Uno solo che è arbitro, Iddio, ma Iddio è infinito nella sua bontà, come è infinito nella sua giustizia. Dio è infinito sempre.

Abbandonare la nostra vita a lui vuol dire dunque non preoccuparci del domani, non preoccuparci dell’avvenire, non calcolare secondo una misura umana, ma secondo una disposizione divina, sempre, continuamente in Dio. Tanto più, che il Signore si è manifestato a noi, si è manifestato in Gesù. Gesù è la manifestazione della bontà di Dio, della sua infinita amabilità. Gesù è apparso al mondo come la manifestazione dell’infinita bontà del Padre, che ha tanto amato il mondo, da mandare suo Figlio per noi peccatori. E Gesù, manifestazione del Padre, ci insegna proprio ad acconsentire in pieno alla sua volontà. Si è manifestata nel Figlio e il Figlio unigenito di Dio ha dovuto salire il Calvario e accettare la sconfitta della croce. Dio ha accettato questo sacrificio per la salvezza universale del mondo, lo ha resuscitato dai morti, manifestando così il suo gradimento.

Ecco, ci ha insegnato la strada: attraverso la croce noi arriviamo alla resurrezione, quella che sembra un’umiliazione di sconfitta è un prodromo di vittoria. Il cristianesimo ha come simbolo la croce, ma la realtà della Chiesa cattolica è questa, che in mezzo a lei c’è sempre Cristo risorto, c’è sempre la potenza di Cristo risorto.

Dobbiamo allora decisamente lasciare le nostre pretese, i nostri giudizi e credere a Dio, cioè avere fiducia continua in lui, credere che vinceremo i nostri difetti e i nostri peccati, credere che il bene ha più vigore del male e che il male sarà sconfitto. Un abbandono fiducioso in Dio è quanto possiamo esprimere di meglio, così come la vedova della prima Lettura ha fatto un atto di fede. Aveva solo un pugno di farina, un goccio di olio, ha avuto fede: quel pugno di farina e quel goccio di olio non sono più diminuiti. Dio ci dà ogni giorno quanto ci basta, ci dà il suo aiuto giorno per giorno. Il Signore non ha moltiplicato la farina, ché lei potesse essere sicura di averne un bel mucchio. No! Il Signore gliene ha dato un pugno ogni giorno, un poco ogni giorno. Così viene ad essere per noi: tutti i giorni ci dà quello che è sufficiente, quello che ci è appena sufficiente, poi vuole da noi la fiducia giorno per giorno, momento per momento.

Credere all’aiuto di Dio, domandarlo con umiltà, essere sicuri che il Signore non viene mai a meno, mai, ma vuole che in noi ci sia tanta fiducia e ci accompagni giorno per giorno in tutte le circostanze.

CODICE 76M6O0133VN
LUOGO E DATA Sant’Ilario, 07/11/1976
OCCASIONE Omelia, XXXII Domenica Tempo Ordinario - Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Generosità, fiducia in Dio
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