11/11/1979 - Omelia XXXII Domenica Ord

Sant'Ilario d'Enza, 11/11/1979
Omelia, XXXII Domenica Tempo Ordinario - Anno B – Giornata del ringraziamento

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1 Re 17, 10-16; Eb 9, 24-28; Mc 12, 38-44

“Questa vedova nella sua povertà ha dato tutto quello che aveva” (cfr. 1 Re 17, 10-16 e Mc 12, 38-44). L’insegnamento è ben evidente: siamo ricchi nella stessa misura in cui abbiamo capacità di dare, è il dono che ci rende veramente graditi a Dio, imitatori di Dio. Apprendere questa scienza, che è la scienza del dono, non è certo facile, perché siamo occupati dall’egoismo, perché con insistenza noi cerchiamo sempre di avere e confondiamo il valore dell’essere con il valore dell’avere. La vedova ha dato tutto. Gli altri avevano fatto nell’offerta un gesto religioso, lei ha fatto molto di più e vi è un abisso, lei ha fatto un atto di fede. E sono due atti di fede che ci vengono presentati. Il gesto di fede della vedova di Zarepta, una pagana, che ci è presentata come un modello di assoluta generosità. Era l’ultimo pane per lei, soprattutto per suo figlio, e sacrifica il pane per darlo all’uomo di Dio. Un modello in quest’ordine della scienza del dono, un modello incomparabile. Noi dobbiamo educarci a questa fede che è abbandono totale alla provvidenza, che è abbandono totale all’amore di Dio. Noi dobbiamo sentire così Iddio, come misericordioso amore sempre presente alla nostra vita, sempre presente a tutte le nostre necessità, che ci mette alla prova ma non ci lascia, che vuole ottenere da noi questa fede continuata e veramente piena. È sulla fede fiducia, è sulla fede confidenza, è sulla fede che assicura questa Presenza mirabile che noi ci dobbiamo interrogare. Abbiamo paura. Abbiamo paura e, anche quando non l’esprimiamo, dentro di noi c’è sempre paura: la paura di restare senza niente, la paura che il Signore ci prenda sulla parola. “Se gli dico di sì, che cosa mi domanderà? Se gli dico di sì, che cosa succederà di me?” è così nella nostra vita quotidiana. È così particolarmente quando uno deve decidere della sua vocazione. “Se gli dico di sì e lo seguo da vicino e mi consacro tutto a Lui, che cosa succederà di me?”. Ci dobbiamo rimproverare, perché la nostra grettezza ci condiziona e ci condiziona sulle cose più grandi e sulle cose più belle. La scienza del dono. Ecco, è questa che dobbiamo chiedere oggi. Oggi è la giornata universale di ringraziamento per la provvidenza di Dio nel nostro mondo e in tutta l’annata che è passata. Una giornata di ringraziamento dice una persuasione che tutto viene da Dio, una persuasione che Dio pur attraverso gli uomini interviene sempre, che sta a vedere non con un occhio freddo, ma sta a vedere per intervenire e interviene continuamente. Continuamente. Il ringraziamento, ecco, matura proprio in questa generosità, in questa promessa di generosità, in questa promessa di chiudere gli occhi per vederci un poco, chiudere gli occhi e lasciarci guidare da Lui, chiudere gli occhi e sentire che potente è la sua provvidenza nella nostra vita. Torna la frase che il Signore ha detto una volta a sant’Angela di Foligno: “Tu pensa a me e io penso a te”. Ecco, lasciamo pensare a Lui, lasciamo che Lui abbia cura di noi e doniamogli tutto. È allora evidente l’interrogativo che ci poniamo: cos’è che non gli voglio dare? Cos’è che non gli ho dato? Cos’è che mi resta da fare? È in questo senso la nostra profonda e viva riflessione.

CODICE 79MAO0133VN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 11/11/1979
OCCASIONE Omelia, XXXII Domenica Tempo Ordinario - Anno B – Giornata del ringraziamento
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Vocazione, generosità, scienza del dono
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