12/11/1972 - Omelia XXXII Domenica Ord ore 6.30

Sant'Ilario d'Enza, 12/11/1972
Omelia, XXXII Domenica Tempo Ordinario - Anno A - Messa ore 6, 30

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Sap 6, 13-17; 1 Ts 4, 13-18; Mt 25, 1-13

“Dateci del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono” - “No, che non abbia a mancare per noi e per voi”.

Ecco l’esortazione del Signore che dobbiamo raccogliere con tutta l’attenzione possibile. Il Signore ci dice: la vita è paragonabile ad una veglia, a un’attesa (cfr. Mt 25, 1-13), la vita prepara a una grande cosa e perciò non si può condurla in una qualche maniera. Avete sentito: quelle vergini, che non sono state sagge, hanno trovato la porta chiusa e quella porta per loro non si è aperta. Dentro: il convito e la pienezza dell’esultanza e della gioia nella luce e nella pace, fuori il buio, la solitudine. La vita presente non basta condurla con una certa buona intenzione, con una qualche rettitudine d’intenzione che poi… che poi non è sufficiente, bisogna condurla come vuole il Signore. E nella prudenza delle vergini sagge, che portano con loro l’olio, c’è il simbolo dell’opera buona, c’è il simbolo di ciò che piace al Signore, cioè la vita nostra bisogna che piaccia al Signore, che sia gradita a lui. Dobbiamo fare quanto lui ci indica, dobbiamo avere nella vita un senso deciso di orientamento, che è dato dai dieci comandamenti. Chi vuol fare diverso, chi trascura di fare quanto è prescritto, chi crede di essere migliore perché ha delle idee così, strane, sbaglia; sbaglia, perché il Signore ha fatto un piano di amore e di grazia per ogni uomo e un piano di amore e di grazia per tutta l’umanità. Sta a noi collaborare, sta a noi dire di sì. Il corteo, nel quale è necessario entrare, è ben insegnato da questa parabola. Il corteo vuol dire andare insieme, il corteo vuol dire compiere un’azione insieme, insieme con lo Sposo in cui è raffigurato Gesù. Ognuno di noi, battezzato, ha la dignità di figlio di Dio, ognuno di noi perciò è chiamato a costruire la Chiesa, è chiamato a fare un’opera insieme al Signore, è chiamato a impegnarsi, perché tutto proceda per il bene del singolo e per il bene della comunità. La vita cristiana è una vita di collaborazione. Osservando i comandamenti del Signore, facendo il bene attorno a noi, avendo il senso ecclesiale, noi prepariamo la nostra perfezione nell’eternità; altrimenti no, altrimenti resta la solitudine dell’uomo che è chiuso nel suo errore, che è chiuso nel suo egoismo. Allora di fronte alla morte non ci sarebbe che affliggerci come gli altri, che non hanno speranza. San Paolo sottolinea questa serenità del cristiano di fronte alla morte (cfr. 1 Ts 4, 13-18). La morte e il giudizio di Dio non portano turbamento per chi crede al Mistero Pasquale di Cristo, chi crede, cioè chi aderisce con tutta l’anima, chi collabora con umiltà ma con continuità. Vogliamo dunque oggi compiere la nostra riflessione così, in modo da accrescere il nostro impegno per il regno di Dio, la nostra viva, intensa collaborazione.

CODICE 72MBO0133VN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 12/11/1972
OCCASIONE Omelia, XXXII Domenica Tempo Ordinario - Anno A - Messa ore 6, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Parabola delle dieci vergini
ARGOMENTI Parabola delle dieci vergini
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