Sap 6, 12-16; 1 Ts 4, 13-18; Mt 25, 1-13
Allora il Signore ce lo ha detto: “La vita presente è un essere nella notte” (Mt 25, 5-6), una notte che incombe, una notte rischiarata dalla luce di una lampada che non si spegne, la fede cha dà un senso al nostro aspettare, finché non arriva mezzanotte, finché non arriva l’ora, finché non viene quello che è chiamato lo Sposo, cioè il Signore Gesù. Il Signore Gesù che ci ama ed è chiamato Sposo, perché il matrimonio è preso come il più alto vertice dell’amore terreno. Egli viene con amore, viene e vuole prenderci con sé, viene con amore e viene con giustizia. Entra nel convito chi ha saputo tenere accesa la lampada, chi ha saputo prevedere il momento. Oh, quale visione della vita, quale senso dell’eternità , quale significato profondo delle nostre pene e delle nostre angosce! La vita è posta così nella sua significazione completa, è attesa, non è tutta la vita, anzi è una piccola frazione della vita: dopo le tenebre la luminosità e la gioia del convito. Troppe volte noi ci fermiamo al momento, al momento che passa, al dolore che batte, all’inquietitudine che ci afferra inesorabile, ma il Signore ci ammonisce: “Ecco lo sposo, andategli incontro!” (Mt 25, 6). Gli si va incontro ravvivando la fede, ponendo il fervore della preghiera, realizzando le opere della misericordia. Gli si va incontro non svogliati e tristi ma lieti, lieti della sua presenza, lieti del suo dono, soprattutto lieti del suo amore. Perchè nella vita comporta al sommo, in fondo è tutto, il credere all’amore di Dio, il credere che il Signore non manca, il credere che noi non siamo buttati là, ma che il Signore è vicino, vigile, è vicino col cuore aperto, con una tenerezza infinita. Al di là della coltre delle tenebre si intravede lo Sposo che viene, lo Sposo che viene per prendere e per condurre alla luce.
Ecco perché di fronte a ogni cosa, di fronte ad ogni avvenimento, di fronte ad ogni evenienza dobbiamo ripetere: - Credo che Dio è amore, credo che Dio ha una provvidenza meravigliosa che trascende ogni nostra attesa, che trascende ogni nostra immaginazione. Credo a Dio amore, credo che Gesù è la rivelazione di Dio amore, che Gesù ha per ognuno dei pensieri di una delicatezza infinita.
E ricordando un dolore così forte, così lancinante, così umanamente inspiegabile, a distanza di un mese non diminuito ma accresciuto, ma ancora più sentito in quella mancanza di “sensibile”, in quel vuoto che i giorni non valgono a colmare, noi ripetiamo: - Crediamo che Dio è amore e che Dio agisce solo per amore, crediamo alla sua onnipotenza messa al servizio del suo amore, crediamo alla sua sapienza messa a servizio del suo amore. Noi crediamo e possiamo dare questo senso di fede e questa testimonianza, perché non è cosa nostra, è cosa sua, la possiamo dare a tutto il mondo. Noi crediamo che Dio è amore, noi lo crediamo con tutte le forze!
E in questo sta il senso della nostra esistenza: noi crediamo. Il convito è pronto, per tutte le anime che egli chiama. Il convito è pronto e aspetta anche noi. Teniamo ben accesa la lampada, siamo ben pronti e sereni, la vita presente è una cosa che passa e il vento porta via le foglie e la giornata sembra grigia e uggiosa in mezzo alla nebbia, ma un colpo di vento e torna il sole. Ecco l’immagine di una vita, l’immagine che ci illustra come il Signore non delude, non manca mai, anche quando sembra non ascoltare ascolta di più, anche quando sembra assente è ancora più incisiva la sua presenza. Crediamo, amiamo, offriamo.
CODICE | 81M7O0133VM |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 08/11/1981 |
OCCASIONE | Omelia, XXXII Domenica Tempo Ordinario - Anno A - |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale, |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | La vita presente: essere nella notte - Vivere in attesa dello Sposo - Il senso del dolore |
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