Dn 12, 1-3; Eb 10, 11-14. 18; Mc 13, 24-32
MESSA ORE 6,30
Siamo chiamati oggi a riflettere sul giudizio di Dio, quel giudizio che il Signore pronuncia su tutta l’umanità, su ognuna delle nostre esistenze. Alle volte la tentazione è una tentazione di autonomia: ci pervade, ci spinge, c’illude, crediamo di essere noi i padroni, padroni del nostro tempo, i padroni delle nostre cose, i padroni dei nostri sentimenti. Gesù ci ricorda che non lo siamo, che di tutto noi verremo giudicati. Dobbiamo dunque sostituire al concetto di padrone, di autonomia, l’altro concetto essenzialmente evangelico di amministratore, cioè di coloro che hanno un certo patrimonio da governare e del quale devono dare uno stretto conto al padrone, a lui, al Signore, a colui che “Verrà sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria” (Mc 13, 26). E perciò dobbiamo essere molto compresi e anche timorosi, perché un cattivo amministratore, dice il Signore, verrà duramente castigato. Ha sbagliato prospettiva, ha rovesciato i valori. E perciò ecco dove dobbiamo condurre la nostra riflessione: se la nostra vita non ci appartiene, guardiamo bene di fare ciò che piace al Signore e guardiamo di scartare ciò che non gli piace. Dunque non per il nostro piacere dobbiamo vivere, ma per conoscere, amare e servire Dio, servirlo con umiltà, con perseveranza. “Quando voi avete fatto tutto quello che potete”, ci ricorda ancora Gesù, “ dite: Siamo servi inutili” (Lc 17, 10). Non crediamo di fare di più e che Dio diventi un nostro debitore: per quanto facciamo, facciamo poco e facciamo male. Il servizio di Dio! Tutto deve essere visto così: deve essere vista così la preghiera, deve essere vista così la nostra vita di famiglia, le nostre relazioni, tutto. Un servizio a Dio! Ed è allora qui che noi dobbiamo ripetere la nostra volontà d’impegno, di vera vita cristiana, cioè di lavoro nella vita cristiana. “Il regno di Dio è simile ad un uomo che chiamò degli operai nella sua vigna” (Mt 20, 1). Lavoro, generosità, collaborazione per il regno di Dio. È così che noi possiamo veramente rendere efficace la nostra vita e imparare proprio come ci dice il Signore, imparare che egli è vicino, che è alle porte, perché anche la vita più lunga è molto breve, passa e dopo viene la morte e dopo la morte c’è il giudizio.
MESSA ORE 8,30
La meditazione di oggi: il tempo va verso il Signore, va verso di lui che viene. L’uomo sembra dominare le cose, l’uomo sembra essere il padrone, ma anche l’uomo soggiace al tempo. Il mondo avrà un termine come ha termine la vita di ogni uomo. Dopo c’è il giudizio, dopo c’è il suo giudizio, di lui il Signore, di lui che è stato in mezzo a noi come Redentore, come Amico e domani sarà il Giudice, un Giudice misericordioso, meravigliosamente buono. Egli dice: “Radunerà i suoi eletti dai quattro venti” (Mc 13, 27), un giudizio duro, terribile, contro il quale non c’è appello, dietro il quale c’è tutta l’eternità per coloro che hanno rifiutato il suo amore, che hanno disprezzato la sua misericordia e insieme hanno disprezzato l’amore e la misericordia verso i fratelli. Per chi rifiuta l’amore, per chi fino in fondo rifiuta l’amore, non c’è che una scelta: l’odio e l’odio per sempre è angoscia, è terrore, è tormento. Noi siamo chiamati a vedere allora quanto amore c’è nella nostra vita, come sappiamo vivere nell’amore di Dio e come sappiamo fruttificare nell’amore di Dio, perché l’amore è il grande valore che viene da Dio, che trasforma tutta l’esistenza, che non si ferma nemmeno davanti alla tomba, perché “quelli che dormono nella polvere della terra”, abbiamo letto in Daniele, “si risveglieranno” (Dn 12, 2), si risveglieranno alla vita eterna, perché hanno amato e continueranno ad amare per sempre.
Dobbiamo interrogarci su questo vero amore, perché non succeda che diamo l’etichetta di amore a delle forme più o meno sottili di egoismo e c’è egoismo, quando non vogliamo servire Dio perché è Dio, non vogliamo donare quello che ci dice di donare Dio, ma in tutte le cose cerchiamo in fondo il nostro tornaconto.
Nella seconda Lettura abbiamo ascoltato la la lettera agli Ebrei, che ancora ci presenta Gesù come il grande Sacerdote. In questa seconda Lettura vediamo indicato meglio per vivere in questo amore, per realizzare bene la nostra vita, per sfuggire al giudizio di condanna: è la nostra unione con Gesù, è la forza che ci viene da Gesù Sacerdote e che ci viene particolarmente dal rinnovamento del suo sacrificio in ogni Messa. E’ lui la nostra “propiziazione”, dirà l’apostolo, è lui cioè che ci ottiene con energia quella sincerità, quella perseveranza che sono gli elementi fondamentali, per arrivare bene fino in fondo. Gesù nella santa Messa rinnova, e non è semplicemente un ricordo, rinnova il suo sacrificio, lo rinnova in un amore infinito al Padre, lo rinnova nell’abbracciare tutti gli uomini, nell’amarli tutti: buoni, cattivi, ingrati, perfidi, li ama tutti. Ed è proprio in questo la nostra speranza. Noi oggi, meditando il giudizio di Dio, giustamente dobbiamo sentirci intimiditi, però non angosciati, però non disperati: abbiamo Gesù con noi, abbiamo la preziosità della sua azione di Redentore, abbiamo la Messa, che continua questa mirabile azione.
Poniamo la Messa. Nella Messa diciamo che ricordiamo non solo la sua passione e la sua resurrezione, ma ricordiamo che lui viene, viene nel mistero della fede, per venire nel mistero della gloria. Viviamo così uniti a lui in una profonda responsabilità di fede e poi, ecco, guardiamo avanti con tanta speranza per il nostro avvenire e per l’avvenire dell’umanità.
Aveva detto l’angelo: “Tu chiamerai quel bambino Gesù, perché sarà il Salvatore”. La parola, detta dall’angelo a Maria, riassume bene tutta la missione di Gesù: egli è il Salvatore. Uniamoci dunque a lui, per vivere secondo quello che lui stesso ci ha indicato.
CODICE | 73MHO0133WN |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 18/11/1973 |
OCCASIONE | Omelia, XXXIII Domenica Tempo Ordinario - Anno B - Messa ore 6,30 e 8,30 |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Giudizio di Dio |
ARGOMENTI | Giudizio di Dio |
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