16/11/1986 - Omelia XXXIII Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza, 16/11/1986
Omelia, XXXIII Domenica Tempo Ordinario, anno C

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Ml 3,19-20; 2 Ts 3,7-12; Lc 21,5-19.

Abbiamo sentito: “Verrà il giorno del giudizio”. Sarà il giorno del trionfo della giustizia e dell’amore. Dobbiamo temere. Se è il giorno della verità, il giorno del trionfo, tutto ciò che buono è la nostra responsabilità di ogni giorno. Fare la verità nell’amore. La nostra responsabilità davanti a Dio e davanti al mondo. Una responsabilità che dobbiamo misurare bene perché è facile lasciarsi andare, è facile vivere da mediocri quando il Signore ci ha detto che non vuole mezze misure, che non vuole dei patteggiamenti ipocriti.

Noi siamo chiamati a vivere con forza la nostra fede, la nostra preghiera, le nostre opere. Bisogna che restiamo sempre come in attesa. Ogni giorno ha il suo valore, ogni giorno il suo peso. La nostra vita è fatta di giorni. E ogni giorno dobbiamo dare a Dio l’assicurazione che lo amiamo, che vogliamo essere suoi e che vogliamo lavorare in quanto sta in noi. Troppa negligenza alle volte, troppo modo ipocrita di fare. Troppo! Ce ne dobbiamo guardare bene. Sì, è vero, siamo fragili, ma dobbiamo essere sinceri e servire il Signore. Servirlo come fosse il primo giorno. Servire il Signore nel nostro dovere quotidiano, nella nostra carità, nel nostro impegno. Servirlo sapendo che la vita ha senso proprio qui: nell’essere un servizio di amore. Deve essere un impegno generoso e forte della nostra vita, dei nostri ideali, del nostro cammino verso quello che il Signore ci indica come meta. E infatti ce l’ha detto Gesù: “Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime” (Lc 21,19). Sì, con la perseveranza! Essendo generosi, essendo forti, essendo pronti a rifiutare il male anche se si presenta con delle attrattive. Forti nel voler fare il bene, tutto il bene che il Signore mette a nostra disposizione.

Oh, come deve essere bello e consolante poter dire: “Signore ho fatto quello che potevo nella mia povertà, nella mia modestia, nella mia vita di ogni giorno, però ho fatto quello che potevo fare”. Il giorno del giudizio è un giorno allora da aspettare; da aspettare se abbiamo fatto le cose con amore, se abbiamo perseverato, se ci siamo impegnati.

Oh! come è forte il pensiero che dobbiamo vivere solo per Iddio, che dobbiamo vivere in tutto per Iddio, che dobbiamo giorno per giorno avere la grande gioia di porre un’azione che in Lui ha valore per l’eternità. Non lavorate per il tempo, lavorate per l’eternità! Non lavorate per le cose terrene, perché scompaiono, lavorate per le cose eterne! Seminate ogni giorno, seminate a piene mani! Si raccoglie nella messe eterna.

Impegnatevi così, impegnatevi ad essere pronti, ad essere forti, ad essere vigilanti, perché è la vigilanza che il Signore ci raccomanda. Vigilanza è conoscere i pericoli, è volere evitare i pericoli, voler superare i pericoli, voler essere totalmente dell’ideale che il Signore ci ha presentato e che ci ha raccomandato. Una grande generosità, un grande sforzo. Miglioriamo noi stessi. Miglioriamoci! Domenica prossima termina l’anno liturgico e ci dà motivo di molta riflessione per chiederci se abbiamo fatto nell’amore tutto il possibile, se dobbiamo invece rammaricarci di essere stati pigri, indolenti, fiacchi. Domenica il Signore ci domanderà di esultare nel suo regno. E poi verrà l’Avvento e di nuovo riprenderemo il nostro itinerario spirituale per lavorare, per impegnarci, per dare testimonianza del nostro amore, per fare trionfare il suo regno di santità.

Il proposito nostro è un proposito che vuole riunire tutte le forze per dare a Dio quella gloria che si aspetta da noi, per dare alla Chiesa quella vera impostazione di vita che tutti si aspettano.

Abbiamo bisogno di buoni esempi e guai a noi se non diamo al Signore e ai fratelli quello che dobbiamo dare!

CODICE 86MFO0133WN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 16/11/1986
OCCASIONE Omelia, XXXIII Domenica Tempo Ordinario, anno C
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Servire Dio ogni giorno; vigilanza.
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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