30/06/1973 - Omelie Sabato XII Ord Solennita Sacro Cuore

Sant'Ilario d'Enza, 30/06/1973
Omelia, Sabato XII settimana Tempo Ordinario, Solennità Sacro Cuore di Gesù

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Os 11, 1. 3-4. 8-9; Ef 3, 8-12. 14-19; Gv 19, 31-37

MESSA ORE 6,30

La Solennità del Sacro Cuore di Gesù ci richiama al centro di tutta la nostra redenzione, all’amore che ci ha portato Cristo. Che cosa celebriamo oggi con la festa del Sacro Cuore di Gesù se non il simbolo di quell’amore, per il quale Cristo si è fatto l’ultimo degli uomini per potere salvare tutti, per potere donare a tutti, per potere essere il veicolo per il quale l’uomo sale a Dio e Dio si incontra con l’uomo? Non mediteremo mai abbastanza sull’amore del Signore, mai, e se c’è un rimprovero che dobbiamo spesso dare ai cristiani è questo: non vedono abbastanza il cristianesimo nel suo vero aspetto, che è l’aspetto dell’amore, perché non si spiega nulla se si toglie l’amore. Tutto invece diventa ben comprensibile ed aperto se si considera quanto il Cuore di Gesù ci ha voluto bene. Tutto è qui: il Buon Pastore che cerca la pecorella smarrita è Gesù che non si accontenta di salvarci, ma vuole salvarci con la morte in croce, che non si accontenta di essere con noi durante la sua vita mortale, ma fa il prodigio infinito che è l’Eucaristia, per restare vicino a noi. Veramente il Signore ci ha amato, veramente il Signore ama ciascuno di noi, ci ama come fossimo noi soli al mondo. Sarebbe disposto a ripetere la sua passione, se anche solo uno di noi fosse escluso dalla salvezza. Perciò prima di tutto ci dobbiamo proporre di meditare spesso sull’amore di Gesù, spesso la nostra considerazione, la nostra contemplazione deve essere su questo amore.

Seconda cosa che ci dobbiamo proporre: noi dobbiamo corrispondere a questo amore con il nostro amore. Cioè noi non dobbiamo compiere i nostri doveri, ubbidire alla legge di Dio per timore, ma per vero amore. Dobbiamo pregare per amore, dobbiamo sacrificarci per amore a Gesù, dobbiamo impegnarci per corrispondere nell’amore a tutto quello che ha fatto il Signore.

E terza cosa: dobbiamo sentirci impegnati. La devozione al Sacro Cuore di Gesù è una chiamata alla collaborazione, Gesù ci chiama a salvare il mondo con lui. Che cosa vuol dire riparazione dei peccati? Che cosa vuol dire devozione dei primi Nove Venerdì del mese? Sta proprio qui: dobbiamo riparare i peccati. Cioè da parte nostra dobbiamo sentire che nel regno di Dio non siamo in una posizione passiva, riceviamo, ma dobbiamo essere sempre in una posizione attiva, noi collaboriamo, noi con gioia, con forza vogliamo essere con Gesù nell’opera della salvezza. Quindi vogliamo riparare il peccato in noi e negli altri, vogliamo collaborare alla salvezza del mondo attraverso la nostra opera, la partecipazione nostra al sacrificio della Messa, le opere di testimonianza e di bene. Non possiamo restare indifferenti di fronte a tutte le offese che si danno a Dio. Queste offese vanno da noi combattute, vanno da noi espiate, queste offese devono essere offese nostre, perché colpiscono il Cuore di Gesù. Proponiamoci allora questo impegno di vera carità, per essere con Gesù sempre, particolarmente con Gesù nel mistero della sua offerta e del suo sacrificio al Padre, come avviene nella santa Messa.

MESSA ORE 8,30

Quasi a conclusione delle solenni celebrazioni liturgiche è posta la festa del Sacro Cuore di Gesù. Si è celebrata la sua nascita, si è celebrata la sua manifestazione e la sua predicazione, si è celebrato il suo Mistero Pasquale e la comunicazione di questo Mistero Pasquale nello Spirito Santo. Ora in questa festa del Cuore di Gesù celebriamo come il centro, la causa di tutto, perché tutto sta qui: l’amore, l’amore di Dio e l’amore di Cristo. “Così Dio ha amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (cfr. Gv 3, 16), “Egli li amò fino alla fine” (cfr. Gv 13, 1). Celebriamo allora l’amore di Dio, l’amore divino, celebriamo l’amore umano, perché Cristo ci ha amato come Dio e Cristo ci ha amato col suo cuore di uomo, con tutta la sua sensibilità e tutta l’ampiezza del suo cuore di uomo. E la Liturgia sottolinea oggi fortemente questa traccia di riflessione. Nella prima Lettura il profeta Osea, in una bellissima sintesi, dice perché Dio ha fatto così, perché Dio è stato vicino al suo popolo e sottolinea come questo è dovuto ad un amore tenero, paragonabile all’amore di una mamma. “Io ti insegnavo a camminare, ti tenevo per mano, ti traevo a me con vincoli di bontà, con vincoli d’amore” (cfr. Os 11, 3-4), la tenerezza. Ecco tutta l’azione di Dio verso il suo popolo, la storia della salvezza è una storia di amore, Dio ha voluto bene agli uomini. Dalla prima pagina della Bibbia fino all’ultima questo è l’insegnamento: Dio ha amato l’uomo. Non c’era nulla nell’uomo da potersi amare, ma Dio è infinito amore, lui è essenzialmente amore e il suo amore non è come il nostro; il nostro ha bisogno di qualche cosa che valga perché possa essere un oggetto di amore, l’amore di Dio invece è un amore che crea, è un amore che dona, è un amore che non trova, ma si muove per dare. Ecco perché tutta la storia della salvezza è una manifestazione sempre più potente e sempre più grande di amore, fino al prodigio dell’Incarnazione. Il Verbo si è fatto carne per amore. E nella seconda Lettura san Paolo ci invita a cercare un po’ queste dimensioni del Cristo e a corrispondervi: “Radicati e fondati nella carità” (cfr. Ef 3, 17). E in realtà Gesù uomo ci ha amato in una maniera prodigiosa; manifestazione dell’amore di Dio la sua umanità è stata ricchissima di amore. È stato amico, è stato per tutti, è stato per i piccoli, è stato per i disprezzati, è stato per i poveri; per quelli che gli altri rifiutavano lui si è posto in predilezione. Noi non mediteremo mai abbastanza questo amore che non è stato chiuso allora, ma che continua con la stessa forza, ma che è manifestazione sempre più grande, man mano il tempo passa. Lui in mezzo a noi, lui per noi, lui nell’Eucaristia, tutto a ciascuno. E dal suo cuore squarciato è nata la Chiesa. La terza Lettura sottolinea questo mistero, nel quale si sono fermate in riflessione tutte le generazioni cristiane. San Giovanni, che aveva assistito all’episodio, assicura della veridicità di quanto asserisce: “Gli uscì sangue ed acqua” (cfr. Gv 19, 34). Quel cuore che aveva così palpitato di amore ha voluto essere aperto, perché tutti gli uomini, per quanto peccatori e miserabili, trovassero in lui la sicurezza, la pace, perché tutti gli uomini fossero così ammessi alla scuola del vero amore. La Chiesa nasce così come manifestazione dell’amore di Dio, come segno dell’amore di Dio, con la missione di condurre all’amore di Dio. E ognuno di noi oggi deve così rivedere la propria vita, il proprio atteggiamento, perché tutto quello che nella nostra religiosità non è amore, non è corrispondenza di amore a Dio, non è pieno accoglimento di questa grazia, è falso. Una religiosità nata dal Cuore del Cristo non può che essere amore, se non è amore non è autentico. Ecco perché la nostra preghiera deve essere amore, ecco perché il nostro dovere deve essere amore, ecco perché il nostro atteggiamento verso gli altri deve essere un amore nato dal Cristo e operato per Cristo. È in questo che avremo molto motivo di riflessione, conducendo così in concreto, conducendo il nostro sforzo nella nostra vita quotidiana, perché non siamo diversi da quanto è stato Cristo, da quanto ha voluto lui per noi, quando ha detto: “Io sono venuto a portare il fuoco sulla terra e voglio che sia acceso” (cfr. Lc 12, 49).

CODICE 73FVO0133BN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 30/06/1973
OCCASIONE Omelia, Sabato XII settimana Tempo Ordinario, Solennità Sacro Cuore di Gesù
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Sacro Cuore simbolo dell’amore di Cristo
ARGOMENTI Sacro Cuore simbolo dell’amore di Cristo
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