14/10/1989 - Prefestiva XXVIII Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza, 14/10/1989
Omelia, Prefestiva XXVIII Domenica Tempo Ordinario

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2 Re 3,14-17; 2 Tm 2,8-13; Lc 17,11-19.

La lebbra simboleggia il peccato. Il peccato è una schifosa malattia dell’anima; il peccato rompe l’amicizia con Dio, non si cura dell’amore di Dio, rifiuta la paternità divina per un bene egoistico.

Dieci lebbrosi sono stati guariti da Gesù. Noi ci sentiamo come loro, perché il Signore ci ha liberato dal peccato, lebbra dell’anima, e dobbiamo essere pieni di riconoscenza.

Tante volte non siamo riconoscenti a Dio del suo perdono proprio perché manchiamo nel valutare due cose: innanzitutto non valutiamo la grandezza di Dio, la sua meravigliosa bontà, crediamo che sia quasi obbligato a perdonarci, perché noi siamo delle povere creature. Non capiamo che il perdono è una dimostrazione dell’onnipotenza di Dio.

C’è voluta la morte di Gesù sulla croce perché noi fossimo vittoriosi sul peccato. Noi, infatti, siamo salvi dal peccato solo perché Lui, Gesù, ha pregato per noi; solo perché Lui, Gesù, ha ripetuto anche per noi: “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34) e in questo modo abbiamo potuto godere del beneficio incredibile del suo sangue.

Siamo stati rigenerati nel sangue di Gesù. Ha sparso una goccia di sangue per ognuno di noi. Noi costiamo il sangue di Gesù.

La seconda cosa: noi non valutiamo abbastanza quanto dannoso e mostruoso è il peccato di un cristiano. Quando commette un peccato un cristiano non è come quando lo commette un pagano. Noi siamo stati donati e donati in una ricchezza meravigliosa. Chi di noi può contare le maggiori grazie che ha ricevuto da Dio? Abbiamo tante grazie quante non ne riusciamo nemmeno a considerare!

Ecco perché è mostruoso il peccato, ecco perché ci rovina, ecco perché si ripetono le parole della Scrittura: “Se fosse un estraneo che mi avesse offeso! Ma tu, mio amico, tu, mio intimo amico, tu mi hai offeso” (Cfr Sl 55,13-14).

L’inferno per un cristiano è ben più terribile che l’inferno per un pagano.

Abbiamo bisogno di valutare il peccato e di essere molto costanti nel tenere custodita la nostra anima così che si difenda sempre da tutte le tentazioni, da tutti i pericoli, da tutte le cose che insidiano, perché il nostro peccato è più grande, più grave, è una enormità!

Preghiamo il Signore che ci liberi dal peccato. Non scendiamo a patti con il peccato dando colpa alla nostra debolezza o ai nostri difetti acquisiti.

Rifugiamoci nella protezione della Beata Vergine che ci aiuta perché è Immacolata, cioè non è stata sfiorata nemmeno lontanamente dal peccato, e ha l’incarico di “rifugio dei peccatori”, di salvezza, di aiuto, di prevenzione.

CODICE 89LDO0133QN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 14/10/1989
OCCASIONE Omelia, Prefestiva XXVIII Domenica Tempo Ordinario
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Il peccato
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