Ez 37,12-14; Rm 8,8-11; Gv 11,1-45
Siamo invitati a meditare su Gesù-verità, Gesù-luce; oggi siamo invitati a meditare su Gesù-vita, risurrezione e vita. Nella prima lettura il brano del profeta Ezechiele ci ricorda che Dio non è solo principio di vita per l’individuo, è principio di vita e di amore per la comunità. È il popolo di Dio che trova la sua forza, la sua vitalità, che trova il suo senso nella parola di Dio. Nella seconda lettura san Paolo ci ricorda come lo Spirito di Dio abita in noi. La grazia è germe di gloria. Non è qualche cosa solo per il tempo. È qualche cosa per l’eternità. È necessario allora appartenere al Cristo per avere il suo Spirito. È necessaria dunque una comunicazione a livello profondo. Gesù è la nostra vita perché dà a noi una partecipazione alla sua stessa vita divina. La grazia di Dio è una comunicazione di Cristo, è una comunicazione che ci trasforma. È vero: ci trasforma. La nostra anima diventa un’altra cosa. E quando cerchiamo di prendere dei paragoni materiali sentiamo tutta la loro povertà. Sentiamo come, se è vero che il ferro messo nel fuoco diventa fuoco, molto di più la nostra anima nell’esperienza del Cristo, nella comunicazione del Cristo si trasforma in Lui. Per cui san Paolo osserverà: “Voi siete il corpo di Cristo. Voi siete le sue membra”. E dirà di se stesso, per dirlo di tutti i cristiani logici e coerenti: “ Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Ecco allora che comprendiamo il significato ben grande della resurrezione di Lazzaro. Non è che noi risusciteremo come Lazzaro. Lazzaro è risuscitato per morire. Noi risusciteremo per vivere nell’eternità. Cioè, ecco, allora, l’angoscia della morte, il tormento della morte. Ciò che sembra tremendamente inspiegabile, sta lì. Gesù ha vinto il peccato, lo ha vinto anche per noi. Quando manca il peccato, manca la ragione di morire. Sconfiggendo il peccato, Gesù ha sconfitto la morte in noi, ha sconfitto la morte e noi partecipiamo alla sua gloria. “Non ti ho detto”, dice Gesù a Marta, “che se credi vedrai la gloria di Dio?”. Oh, la magnifica gloria che si rivelerà quando anche noi , con Cristo, saremo anima e corpo nella beatitudine eterna! Ed è allora così la riflessione che noi dobbiamo realizzare. La nostra unione a Cristo è cosa meravigliosa perché ci realizza come figli di Dio, come tabernacoli dello Spirito Santo, come eredi del paradiso. Allora la nostra unione con Cristo è veramente ciò che costituisce il fine della nostra vita. E come individui e come popolo, è lì la nostra perfezione: unirci a Cristo, vivere degnamente come sue membra, avere la stessa direzione che ha avuto la vita del Cristo, avere lo stesso amore, avere la stessa generosità. Rinnovare Cristo per vivere profondamente con Lui e in Lui.
CODICE | 75CFQ01344N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 16/03/1975 |
OCCASIONE | Omelia, V Domenica Tempo Quaresima - ore 8,30 |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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