21/02/1975 - Venerdi I Quar

Sant’Ilario d’Enza, 21/02/1975
Omelia, Venerdì I settimana Tempo Quaresima

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Ez 18-21-28; Mt 5,20-26

La liturgia stasera ci chiama a riconoscere bene i nostri peccati perché il pericolo che il profeta Ezechiele nella prima lettura sottolinea, e che Gesù pure indicherà, è quello di svalutare la propria responsabilità. “Se la vostra giustizia ( se la vostra santità)”, dice Gesù, “non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”. Cosa vuol dire? Gli scribi e i farisei minimizzavano i loro peccati. Ai loro occhi erano a posto. Secondo loro, secondo i loro ragionamenti, secondo i ragionamenti e gli insegnamenti dei loro maestri erano dei giusti, erano, davanti a Dio e davanti agli uomini, assolutamente a posto. E Gesù invece dice: no, non è così. E il pericolo che avevano quelle persone, che pure sembravano così corrette, sembravano così religiose, sembravano così scrupolose nella loro religiosità, lo corriamo anche noi. “Non chi mi dice: Signore, Signore”, osserverà Gesù, “ma chi fa la volontà del Padre mio”. Ecco, riconoscere come la sostanza della nostra vita religiosa deve essere nel fare la volontà di Dio. Non nel fare quello che vogliamo noi, coprendolo con una vernice di religiosità o di impegno. Il Signore non guarda l’esteriorità. Guarda l’interno. Guarda le opere. Molte volte siamo portati a scusare il nostro peccato. O per leggerezza o per una forma interna di falsità, inganniamo noi stessi. O perché ascoltiamo quelli che ci lodano, quando invece non bisogna tener conto della lode degli uomini, ma solo della lode di Dio. Siamo portati a minimizzare i nostri peccati e alle volte a ingrandire quelli degli altri. Ci facciamo con facilità una coscienza sbagliata. La nostra conversione quaresimale deve essere allora una puntualizzazione della nostra coscienza, un proporzionare bene quello che noi facciamo per evitare il male e per fare il bene. Riformare la nostra coscienza vuol dire allora renderla ben trasparente, ben chiara, ben sicura. La riforma della nostra coscienza può essere così attuata confrontandoci prima di tutto con la Parola di Dio. È la Parola di Dio che illumina. È la Parola di Dio che purifica. È la Parola di Dio che condanna. Confrontiamo le nostre opere con quello che dice il Signore. Poi abbiamo la Chiesa. La Chiesa ha ricevuto da Gesù il compito di indirizzarci, di guidarci. È la Chiesa che autorevolmente può darci il vero significato della Parola di Dio. E abbiamo così la parola del Sommo Pontefice, abbiamo la parola dei nostri Vescovi, abbiamo la parola del nostro confessore. Avere una guida spirituale nella confessione che cosa vuol dire, in fondo? Vuol dire che il sacerdote, nella grazia del suo ministero, ci indica la Parola di Dio. Ci indica quanto il Signore vuole da noi. È appunto nella collaborazione con tutte queste grazie che il Signore ci ha dato che riformiamo la nostra coscienza, che compiamo bene i nostri doveri, che li mettiamo bene in gerarchia. È in questa maniera che la nostra vita diventa veramente schietta e limpida. Che non avvenga che mentre facciamo delle cose di pietà e di devozione trascuriamo altri doveri. Ci sono vari doveri nella nostra vita: c’è il dovere della nostra famiglia, c’è il dovere della nostra professione, c’è il dovere della nostra relazione con gli altri, c’è il dovere della nostra comunità di cristiani. Questa composizione dei nostri doveri, ecco, ci è donata dalla grazia dello Spirito Santo. Mettiamoci dunque ad ascoltare lo Spirito che ci dà la Parola. Mettiamoci ad ascoltare lo Spirito Santo che ci parla attraverso la Chiesa ed è così che veramente potremo fare quanto sta in noi di bene, di opere di bene, perché sono queste che ci saranno richieste.

CODICE 75BMQ01340N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 21/02/1975
OCCASIONE Omelia, Venerdì I settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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