Ger 20,10-13; Gv 10,31-42
Ecco, non bisogna volere un’altra strada, ma solo la sua strada. Gesù dice ai suoi persecutori, fanatici, pronti ad ucciderlo: “Vi ho fatto vedere molte opere buone; per quale di esse mi volete lapidare?”. Noi chiamiamo questo il mistero dell’iniquità. Lo contempleremo con insistenza durante questo tempo di Passione. Come mai, Gesù così buono, Gesù così santo, Gesù così aperto a tutti, Gesù un così straordinario benefattore, “Ha fatto bene tutte le cose”, dicevano le folle, “ha fatto vedere i ciechi, ha fatto parlare i muti”, perché allora tanto accanimento contro di Lui? Perché tanta rabbia? La spiegazione Gesù l’ha data. Quando in queste discussione coi Giudei, come a scusarli, Gesù dice: “Voi avete per padre il diavolo e perciò seguite le cose del padre vostro, bugiardo e cattivo”. È un corpo mistico al rovescio. C’è Satana, c’è la presenza di Satana. Noi sappiamo che la santa fede nostra non ci presenta solo un male anonimo, le forze del male anonime, la nostra fede ci parla di Satana, una persona, dei demoni, persone intelligenti e perfide. E la santa nostra fede ci dice che queste forze sono contro di noi e cercano di indurci al male. La tentazione non è solo un nostro fatto. La tentazione non viene solo dagli altri uomini o dalle cose fatte dagli altri uomini. “La nostra lotta”, dirà l’Apostolo, “non è solo contro la carne e il sangue, ma contro le potenze di questo mondo oscuro”. Esiste Satana, esistono i demoni. Allora comprendiamo come certi eccessi degli uomini non nascono da loro. Certe perfidie degli uomini non sono un loro prodotto. C’è una forza terribile scatenata nel mondo. Una forza, dice sempre la Scrittura, che “ha fretta”, perché sa di avere un tempo breve, poi si chiuderà la storia delle tentazioni. Di fronte all’opera di Satana allora comprendiamo come anche i cristiani non possono avere un’altra scelta diversa dal loro Maestro: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”. La Santa Chiesa soffre, in tanti secoli, sempre, di persecuzioni. Il cristiano deve allora accettare questa linea e sapere essere forte. Perché il Signore è con noi, perché il suo Spirito ci sorregge e dobbiamo allora essere pronti e fortificati dentro di noi, sapendo vincere bene le tentazioni. Ce lo dobbiamo chiedere, nella nostra indagine quaresimale: come vediamo le tentazioni; come scopriamo quelle che sono le nostre tentazioni; e come le sappiamo vincere. E poi ci dobbiamo abituare, in una legge di durezza, ci dobbiamo abituare a vincere le nostre difficoltà. Ecco, noi preghiamo per i malati questa sera. Noi ci sentiamo vicini a loro proprio perché la malattia, proprio perché la tribolazione, anziché vincerli, sia per loro un motivo di forza, sia per loro un motivo di merito, sia per loro un motivo di vera ricchezza spirituale. Se sappiamo prendere le cose contrarie resisteremo meglio a tutte le tentazioni, saremo forti di fronte a tutte le incertezze. Nel piano di Dio anche la malattia ha il suo perché. Bisogna prenderla, non solo con pazienza, ma bisogna prenderla con grande fiducia nel Signore che dalle cose che sono contrarie sa dedurre una straordinaria abbondanza di bene.
CODICE | 75CNQ01344N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 21/03/1975 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì V Settimana Tempo Quaresima |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI |
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