16/12/1979 - Vespro III Avv Novena Natale 2

Sant'Ilario d'Enza, 16/12/1979
Vespro, III Domenica Tempo di Avvento -Anno C - Novena di Natale, II giorno

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Fil 4, 4-5

Per rallegrarsi nel Signore, è necessario costituire nel Signore la nostra grande ricchezza, una ricchezza forte e vera, che ci faccia superare tutti gli attaccamenti alla nostra facile terra, ai comodi della terra, alle illusioni della terra.

Troppo ci occupa la terra. Noi cristiani non disprezziamo ciò che Dio ha fatto e riconosciamo la funzionalità delle cose, però altro è salire dalle cose a Dio, altro è prendere le cose con ringraziamento a Dio e con gioia, altro è il “terrestrismo”, cioè la schiavitù delle cose della terra. È l’ avidità delle cose della terra che rompe la libertà, la libertà che dovrebbero possedere tutti i figli di Dio. E’ l’attaccamento ai beni della terra la causa dei litigi, delle rotture di carità, delle incertezze paurose, che alle volte si profilano anche tra i cristiani, che dovrebbero essere più fervorosi.

Abbiamo bisogno di questo distacco e il Signore meravigliosamente ce lo sottolinea, quando dice che la sua predilezione è per i poveri, mette la sua ricchezza e la sua potenza per i poveri, dà ad ognuno di noi la strada vera a Lui nel certo, forte distacco.

Troppo spesso il suo regno non avviene in noi per questi attaccamenti. Ecco perché lo Spirito Santo insiste, perché noi, preparandoci al Natale, realizziamo maggiore distacco, perché il Natale è il Natale di un Bambino povero, posto nella povertà totale. Come si può capire lo spirito di povertà del Natale, lo spirito di distacco, se non si segue la Parola del Signore, se non si realizza con umiltà il suo meraviglioso disegno d’amore?

La prima lezione che Gesù darà al mondo sarà proprio in quest’ordine del distacco, della povertà. Noi diciamo la povertà di Gesù di Betlemme, la povertà di Nazaret, la povertà del Calvario. E’ una festa di povertà, noi purtroppo l’abbiamo trasformata in una festa di cose da godere e da mangiare e il Natale così non è percepito che nella sua esteriorità. Non si può vivere il Natale, se non in questo spirito di distacco.

È questo che noi chiediamo con molta insistenza allo Spirito, presentando nella nostra richiesta l’intercessione della Madonna, “la povera di Dio”, quella che ha saputo realizzare nella sua vita una magnifica linea di totalità: è stata tutta di Dio ed è stata sopra a tutte le cose.

Nel parlare di povertà, mi veniva in mente un’ altra cosa, una cosa che sembra di tutto altro genere, ma che invece ha un aggancio in un senso spirituale: voglio dire che, per celebrare bene la Liturgia, bisogna fare assemblea, bisogna che ognuno si distacchi da se stesso, bisogna che ognuno in un certo senso si ponga a servizio degli altri. Mi veniva in mente, pensando alla Messa di stamattina. La Messa di stamattina è stata una Messa bella, però è un po’ di tempo che noto una cosa che non mi piace, cioè come sono troppo pochi quelli che cantano, quelli che partecipano attivamente. Si sente una voce qua e là: sono in parecchi che restano impassibili, non so se è una passività di contemplazione… ne dubito! Ecco, mi sembra una passività di pigrizia: sa fatica cantare e mi pare che in questa maniera non facciamo assemblea: quando ci isoliamo in noi stessi non realizziamo la Liturgia. È un servizio, è la lode vera che viene a Dio dal canto. La Liturgia è agire insieme, è cantare insieme, è dar lode insieme. E mi pare che il discorso diventi più ampio, perché i canti, per farli bene, vanno preparati; vanno preparati con assiduità e con spirito di sacrificio. Le prove dei canti sono un atto di carità e un atto di Liturgia, di sevizio.

Io non vorrei questa forma detestabile di pigrizia: vorrei che sentissimo come è una cosa da farsi. E’ inutile, lo dicevo già qualche tempo fa, è inutile che, se ci sono le prove, uno resti nel banco, in meditazione più o meno… più o meno dubbiosa.

Ecco, l’essere insieme, l’essere costanti insieme, dare a tutta la comunità questo apostolato: l’apostolato di un canto fatto bene, di un canto fatto con senso di fede, un canto che esprima così la vostra fede comunitaria.

Spero che tutti capiscano la loro parte e tutti capiscano quello che resta loro da fare, perché l’avviso sia raccolto e raccolto con molta diligenza. Con l’Avvento comincia un anno nuovo liturgico e dobbiamo farlo meglio di quelli che abbiamo fatto in passato.

CODICE 79NFN01312N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 16/12/1979
OCCASIONE Vespro, III Domenica Tempo di Avvento -Anno C - Novena di Natale, II giorno
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Povertà, canto liturgico, assemblea
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