16/12/1984 - Vespro III Dom Avv Novena Natale 2

Fil 4, 4-5

In questa domenica è insistente l’idea, il richiamo alla gioia e dobbiamo essere ben solerti, attenti a cercare dov’è la vera gioia, perché il Signore non l’ha messa lontana da noi. Dio è l’infinita gioia e tutte le sue strade indirizzano non a una gioia grande qualunque, ma alla sua stessa gioia! Saremo dunque immersi in questo oceano di gioia che è la Santissima Trinità e la strada, che ci è indicata, è proprio la strada della sincerità e dell’onestà con noi stessi, quell’amore vero verso noi stessi, che è preziosissima realtà di questa terra, una lealtà e una sincerità per cui non ci aspettiamo di più, non vogliamo delle cose al di sopra di quello che dobbiamo avere. È l’umiltà con noi stessi, un’umiltà veramente radicata, profonda che dobbiamo stabilire.

L’umiltà verso noi stessi ci dice come dobbiamo accettare i doni di Dio, capire bene che sono suoi e che noi dobbiamo amministrarli, li dobbiamo amministrare con senso profondo di responsabilità, non inorgoglirci, e non, all’altro estremo, sciuparli, valutare con criterio sbagliato.

Abbiamo dei doni, bisogna che siamo riconoscenti e bisogna che siamo forti. Questo è l’insegnamento di oggi.

Dobbiamo veramente benedire Dio, perché senza nessun merito ci ha dato tante grazie; dobbiamo lodarlo e non volere mettere le cose in una maniera sbagliata, quasi che il Signore fosse obbligato a dare quello che pare a noi e nel modo che pare a noi; non dobbiamo vedere in maniera sbagliata credendo di potere fare ciò che non possiamo fare, di metterci in posizioni di una stolta pretesa. Accettiamo quello che ci dà il Signore e cerchiamo di meditare sulle parole che Lui ci ha detto: “Vi ho posto perché portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16).