Si tratta di gioia, della vera gioia: la gioia sboccia in un cuore quando si sente amato. Gesù li ha amati tutti i suoi discepoli, uno per uno e uno per uno li ha capiti e li ha aiutati e uno per uno ha beneficato tutti. Come dice il Vangelo di Luca nel capitolo IV, ad ogni singolo imponeva le sue mani (cfr. Lc 4, 40). Abbiamo bisogno di comprendere questa grande verità, come Dio, nel suo Cristo, ci ama non come una massa anonima in cui noi ci perdiamo, ma ci ama uno per uno e il colloquio che Lui vuole è il colloquio con ogni singola persona. Ecco perché Gesù parla dell’afflizione che si cambierà in gioia, perché la nostra tristezza, il nostro peso, il faticare noi in mezzo alle tentazioni e alle prove ha bisogno evidentemente di questa dolcezza, la dolcezza di sapere che i suoi occhi sono fissi su di noi, che non siamo , per il suo amore, uno dei tanti ma che ci conosce bene. “Le mie pecore ascoltano la mia voce”: l’ascoltano perché ha un nome per ciascuna, ha un gesto per ciascuna. Noi abbiamo bisogno fino in fondo di capire questo per introdurci al mistero dello Spirito Santo, perché lo Spirito Santo è il dono che Lui fa ad ognuno. Lo Spirito Santo è l’amore tra i figli e il Padre e questo amore, sostanziale nella Trinità, per noi, figli adottivi, diventa la sicura nostra devozione. Noi dobbiamo amare il Padre nello Spirito Santo e sentirci amati così per potere iniziare con lo Spirito Santo in noi un colloquio, sentendoci da Lui santificati, da Lui guidati, sentendoci da Lui intimamente sorretti. Abbiamo bisogno così di personalizzare squisitamente la nostra relazione, altrimenti ci sentiamo soli, ci sentiamo perduti, ci sentiamo senza vigore e siamo, se ci sentiamo così, nella menzogna, perché la verità è la verità di quello che dice il Signore: “Non vi lascierò orfani. Ritornerò a voi e il vostro cuore sarà nella gioia”. Ritorna a noi mediante il suo Spirito, ci sorregge nelle nostre difficoltà, ci istruisce nei nostri doveri, ci dà soprattutto la soavissima consolazione di essere adatti al colloquio, di essere adatti a questa relazione profonda che noi chiamiamo preghiera. Impegniamoci dunque perché la nostra gioia sia piena e la nostra novena di Pentecoste abbia questo tono e questo vigore, il tono che è proprio dei figli di Dio, il vigore che viene dallo Spirito che ci insegna a dire “Padre”.
CODICE | 78EDV01367N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 14/05/1978 |
OCCASIONE | Catechismo Vespro |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Lo Spirito Santo dono dell’amore personale di Dio per ognuno noi |
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