11/01/1979 - Omelia Giovedi I Ord

Sant’Ilario d’Enza 11/01/1979
Omelia, Giovedì I settimana Tempo Ordinario

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Gesù non è stato solo la manifestazione della misericordia di Dio, ma ancora della potenza di Dio. I suoi miracoli manifestano quanto Lui amava gli uomini e come la sua preghiera al Padre era potente.

“Io so – sono parole sue – che sempre Tu mi esaudisci”.

La preghiera di Gesù era una comunione profonda col Padre, era una comunicazione ininterrotta di amore. Gesù alzava al Padre il suo cuore e il Padre, sempre, donava del dono più grande, dava il segno del suo gradimento.

La domenica delle palme Gesù domandava al Padre di essere salvato dalla sua ora e, vi ricordate, che si udì una voce: “Sempre l’ho glorificato e sempre lo glorificherò”. E Gesù osserva con i suoi: “Non per me è venuta questa voce, ma per voi”.

Perché è per noi? Per noi perché siamo invitati a entrare nella preghiera di Gesù, a farla nostra, a farla nostra così da poter avere la stessa forza, la stessa elevazione di amore.

“Esultò nello Spirito Santo”: è sotto la guida dello Spirito Santo che noi impariamo a unirci alla preghiera di Gesù, a viverla questa preghiera, sentendo come Gesù è il nostro modello particolarmente nella preghiera.

La nostra preghiera deve dunque elevarsi al di sopra delle nostre piccole cose, deve, sotto la guida dello Spirito Santo, sentire come la storia della salvezza la scandiamo attraverso la preghiera, la realizziamo in una preghiera forte per noi e per gli altri.

Noi dobbiamo avere una grande stima della preghiera proprio per questo, perché ci unisce alla volontà del Padre, ce la fa compiere, ci fa eseguire le sue opere. Se la preghiera è viva comunicazione, è comunicazione di amore per operare, è comunicazione di amore per dare a noi e agli altri.

La preghiera diventa allora la nostra vera ricchezza, diventa il grande patrimonio che ogni giorno è a nostra disposizione.

Ecco perché l’invocazione è centrale, l’invocazione: “Signore insegnaci a pregare”: una preghiera di adorazione, una preghiera di contemplazione; l’adorazione e la contemplazione formano, in fondo, un’unica forma di elevazione: adoriamo e contempliamo, contempliamo e adoriamo, adoriamo Dio nella sua grandezza, adoriamo le sue disposizioni, ci mettiamo completamente pronti, completamente docili, ci lasciamo guidare perché il Signore trionfi in noi per mezzo dell’azione di Cristo, trionfi in noi su tutte le forme di egoismo e di perplessità, perché ci diamo a Lui, perché facciamo quello che vuole Lui, perché la nostra preghiera, contemplando Dio, guardando a Lui, rallegrandoci delle sue opere sia così il centro di tutto il nostro pensare, del nostro gustare, del nostro volere.

“Lo voglio: guarisci”: quanto dobbiamo desiderare questa guarigione in ordine alla preghiera, perché molte volte non entriamo in questa comunione, non saliamo a questa contemplazione proprio perché siamo malati, malati della nostra inguaribile, umanamente inguaribile, stanchezza, della nostra eccessiva attenzione alle cose, delle nostre preoccupazioni stolte, dei nostri desideri incontrollati.

“Lo voglio: guarisci”: chiediamo questa sera a Gesù questa grazia, che ci conduca al Padre come era Lui, come era continuamente Lui, che ci conduca al padre perché possiamo, giorno per giorno, fare meglio il nostro dovere, sorretti da questa grazia meravigliosa che non è rifiutata a nessuno, ma soprattutto è donata abbondantemente a chi ne fa umile e continua richiesta.

CODICE 79AAO01320N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 11/01/1979
OCCASIONE Omelia, Giovedì I settimana Tempo Ordinario
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Fare nostra la preghiera di Gesù
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