30/06/1957 Lettera

Correggio, 30 giugno 1957

Tra tutti mi sono giunti, …..…. assai graditi i tuoi auguri. Te ne ringrazio. E di consolazione mi è stato il sentire come e quando ti trovi bene. Quando io sono andato in Seminario mi ricordo che ripetevo dentro di me il versetto: “Haec requies mea!”1. Penso che pure tu ripeterai a te stessa tali parole. Si capisce che è la “requies” del Signore, non la gioia pacioccona del mondo. Una pace nella quale vi è il frastuono della più bella e della più grande delle battaglie. Sì, rendi la tua generosità sempre più sensibile e sempre più forte. Santificati, perché tutto il resto non conta. Santificati, perché la tua è vocazione specialissima di amore e di sacrificio. Ogni mattina ti ricordo nella Santa Messa perché la grazia del Signore sia larghissima. Tu pure non dimenticarti; e prega tanto anche per la tua Associazione. In questi giorni abbiamo fatto i ritiri di preludio alle vacanze. Discretamente.

Don Pietro

1 “Questo è il mio riposo”. (Salmo 132 [131], 14).

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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