092 - La Penitenza e la Direzione Spirituale

092. La Penitenza e la Direzione Spirituale

Rendere la Confessione un dialogo illuminato e guidato dalla Parola di Dio. È prezioso momento di catechesi: è come una piccola omelia personale. Catechesi che faccia capire al penitente l\'infinita misericordia del Signore e che il peccato è il «no» al piano di felicità preparato dalla Provvidenza per la vita dell’uomo in questa e nella vita eterna. Bisogna farlo entrare nella fede alla comprensione del «segno», introdurlo nel mistero della comunicazione di grazia e cosi realizzi la sua graduale conversione, un pieno incontro con Dio, un reinserimento nella vita della Chiesa.

Il grave ostacolo diventa allora il ridurre la confessione al gesto della assoluzione. Diventa la fretta come sistema, lo sbrigarsi alla svelta, il vedere questo ministero come una cosa noiosa e pesante. L’andare eventualmente in cerca di altri tipi di incontro, ma trascurare questo che importantissimo nella luce dello Spirito Santo.

La crisi della Penitenza è venuta anche da un nostro modo di procedere formalistico e con scarsa fiducia nella Parola di Dio, un accontentarci di un elenco di peccati.

Il Signore ha affidato alla Chiesa questo sacramento anche come un grande mezzo di evangelizzazione.

Ciò che dunque deve andare in crisi è una prassi sbagliata nell’amministrazione del sacramento dato nei momenti non adatti, dato abitualmente durante la Messa.

È in questo impegno di evangelizzazione che si afferma e si svolge la necessità della Direzione Spirituale.

La chiamerei meglio «dialogo spirituale».

Dialogo cioè comunicazione, servizio al fratello, comunione spirituale con lui.

Le difficoltà della vita dello spirito, la forte ascesi necessaria vengono affrontate meglio. ln due si fa più strada.

Non basta che uno abbia cognizioni di ordine teorico o dottrinale. Sono tanti i rischi e le facili illusioni. I Santi del resto hanno dato in questo un esempio molto eloquente.

Non si sono mai considerati autosufficienti, anche se erano in tanta comunicazione con Dio. Sono ricorsi con umiltà e con frequenza al consiglio del loro Direttore Spirituale.

Cerchiamo quindi di accogliere i desiderosi di dialogo e di fare riflettere i leggeri e i superficiali.

Bisogna aprire il cuore, donare generosamente il proprio tempo, usare una grande pazienza, una continua pazienza, una comprensione che vada anche alle più piccole sfumature.

Qui è un grande campo alla vera carità.

In questo spirito si eviteranno due errori che rovinerebbero tutto.

Il primo è quello di mettere in primo piano le proprie idee e in pratica sostituirsi allo Spirito Santo. L\'unica guida è Lui; l’unico Maestro. Il compito del sacerdote sta nell’aiutare l’anima ad ascoltarlo, ad essere docile; nient\'altro.

Il secondo è quello di sostituirsi all’anima e alla sua totale responsabilità. Ognuno deve svilupparsi secondo i doni ricevuti, secondo la propria peculiarità. Ognuno nell\'ambito dell\'uso della sua libertà deve realizzarsi personalmente e inconfondibilmente. Deve abituarsi a prendere fino in fondo le proprie responsabilità, non a restare un bambino che non sa scegliere e non sa decidersi.

Una persona matura agisce responsabilmente anche se sa chiedere consiglio.

Il compito del Direttore spirituale è dunque in un ruolo sussidiario. Cerca di aiutare, di suggerire, di spronare.

È rispettoso. Conforta chi è nell\'angoscia, illumina chi è in un momento di confusione, condivide le gioie di chi riesce a vincere. Comunica la sua esperienza, è pronto e sensibile. Deve sapersi sintonizzare.

Naturalmente, se il sacerdote deve essere un esperto nei problemi di spiritualità, deve essere un vero «uomo» di Dio di profonda preghiera, di intensa esperienza.

I giovani particolarmente sono molto aperti al dialogo, cerchiamo di essere sempre adatti e disponibili.

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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