È proprio l’augurio che dobbiamo farci a vicenda. Avendo celebrato la Pasqua, il nostro uomo vecchio è stato crocefisso con lui perché fosse distrutto il corpo del peccato e noi non fossimo più schiavi del peccato. La Pasqua deve segnare per noi questo passaggio di vita, questo passaggio di fede, questo passaggio di gioia e di liberazione. Dobbiamo perciò stare molto attenti. Lo sforzo che abbiamo fatto nella Quaresima deve continuare. La facile tentazione è, arrivati alla Pasqua, di rilassarsi invece di prendere l’autentica gioia della vita di fede, della vita di pietà, della preghiera intesa nella sua completezza e nella sua fortezza, adagiarsi e quasi insensibilmente perdere il frutto che abbiamo acquistato nella Quaresima. È facilissimo, per cui la vita spirituale diventa una penosa altalena, un po’ su, poi si ritorna giù. E, se c’è stato qualche impegno nella preghiera, se c’è stato qualche impegno nel dominio di noi stessi, è facilissimo con il pretesto, un vero stolido pretesto di riposarsi, mandare a monte quello che abbiamo fatto e non realizzarci. Ecco allora che, uscendo con questa domenica dell’ottava di Pasqua dobbiamo premunirci ed essere ben pronti e ben schietti nei nostri propositi. Essere decisi a continuare il nostro lavoro di Pasqua, il nostro lavoro culminato nella Pasqua con la Quaresima, e con decisione, con umiltà, con fervore, continuare il nostro lavoro perchè il cristiano deve diventare santo, deve diventare come Gesù, deve assomigliare sempre di più a lui.
CODICE | 86D5V01360N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 06/04/1986 |
OCCASIONE | Catechesi Vespro, Domenica in Albis |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Continuare il lavoro di Pasqua |
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