Es 14, 5-18; Mt 12, 38-42
Sono tra le parole più terribili di Gesù, quando le grandi metropoli dell’antichità, metropoli corrotte, piene di vizi e d’iniquità, dice Gesù che verranno trattate meglio di coloro, che pur sembravano persone umanamente oneste.
Perché questi Ebrei verranno trattati peggio? Perché hanno rifiutato Gesù, hanno rifiutato la sincerità della sua parola e la forza delle sue affermazioni.
Ci sentiamo in colpa, ci sentiamo in colpa noi, perché abbiamo ricevuto di più di quegli ebrei, anche se loro hanno visto Gesù. Quello che abbiamo ricevuto è un patrimonio d’incalcolabile valore, un patrimonio grandissimo, un patrimonio di verità, un patrimonio di sacramenti, un patrimonio d’ispirazioni interne.
Vorrei che ci fermassimo soprattutto su queste ispirazioni interne, cioè su questa azione che lo Spirito Santo svolge in noi, misteriosa, ma continua.
Lo Spirito Santo è nel nostro cuore, lo Spirito Santo consacra il nostro cuore, lo Spirito Santo domanda a noi di essere logici e coerenti e noi rifiutiamo questa ospitalità, rifiutiamo questa parola, respingiamo questa forza. Troppe volte la nostra vita spirituale non è che un penoso susseguirsi di tradimenti, un penoso susseguirsi, perché capiamo qual è la verità, ma per i nostri comodi la rinneghiamo, sappiamo dove trovare la forza e vogliamo essere deboli, perché ci fa comodo la tentazione. Vorremmo tante cose, ma in realtà non le vogliamo.
Un giorno il collaboratore del Curato d’Ars, fratel Atanasio, confessandosi dal Santo disse questa cosa: “Padre, sono stato negligente in questi miei doveri, però ho sempre avuto buona volontà”. Il santo bruscamente gli ha risposto: “E cosa se ne fa Dio delle tue buone volontà? Di queste buone intenzioni è lastricato l’inferno”.
Noi non possiamo rispondere allo Spirito Santo solo con delle buone intenzioni, che restano inefficaci, noi non possiamo rispondere allo Spirito Santo con delle vaghe promesse. Allo Spirito Santo, che è in noi, dobbiamo dare docilità e umiltà, una docilità che manifesti non solo la nostra buona volontà, ma manifesti il nostro sì. San Paolo dice che Cristo non è stato sì e no, è stato sì, è stato l’Amen.
E noi dobbiamo dire il nostro sì a Dio.
Per questo i nostri propositi: renderci conto e prendere atto delle continue ispirazioni, che lo Spirito Santo pone in noi. Lo Spirito Santo è in noi non un’immagine da venerare, ma una forza che ci vuole trasformare.
Preso atto di questa presenza dello Spirito Santo, assolutamente impegnarci ad essere più attenti e più docili, non accontentarci di vaghe intenzioni, ma volerle tradurre così umilmente nel nostro dovere quotidiano, nella fuga del peccato e nell’osservanza della legge di Dio.
CODICE | 77GHM0933FN |
LUOGO E DATA | Cervatto, 18/07/1977 |
OCCASIONE | Meditazione al gruppo Juniores, Lunedì XVI settimana Tempo Ordinario |
DESTINATARIO | Campeggio estivo giovani |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | L’azione dello Spirito Santo in noi, le ispirazioni interne |
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