19/05/1985 - Omelia Ascensione

Sant'Ilario d'Enza, 19/05/1985
Omelia, VII Domenica Tempo Pasqua, Solennità Ascensione - Anno B

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At 1, 1-11; Ef 1, 17-23; Mc 16, 15-20

Oggi è un giorno di grande esultanza, un’esultanza e una gioia che dobbiamo sentire fortissima nell’intimo del nostro cuore, perché dobbiamo vedere in Gesù realizzata la sua gloria e la nostra gloria. Lo ha detto lui: “Dov’è il tuo tesoro, ivi è anche il tuo cuore” (cfr. Mt 6,21; Lc 12,34). Proprio! È là il nostro tesoro e là deve essere il nostro cuore e dobbiamo con forza sentire come siamo del cielo, come la nostra patria vera è il Paradiso, come questa terra presenta solo una prova e una testimonianza. Dobbiamo guardare al Paradiso, desiderare il Paradiso, far di tutto per assicurarci il Paradiso. La nostra povertà ci tenderebbe a guardare in giù. Troppo spesso sappiamo di terra e il pericolo è proprio che, quando si sa di terra, si viva di terra, nonostante tutto che ci facciamo illusioni, delle illusioni che sono proprio dannose e demolenti. Speriamo troppo sulle cose della terra, poco speriamo il Paradiso e di fronte alla morte la maggior parte hanno solo, pur avendo fede, una rassegnazione. Diceva san Paolo: “Io desidero d’essere sciolto dai legami del mio corpo, per essere con Cristo” (cfr. Fil 1,23). Oh, la vera nostra aspirazione! Il nostro impegno! Ecco, vorrei che la meditazione dell’Ascensione del Signore ci desse una spinta tanto grande, un desiderio forte di vita eterna, che sapessimo, sì, sapessimo scegliere sempre ciò che è più utile per la vita eterna, non quello che è più comodo, non quello che ci illude, non quello che ci abbassa, quello che è più utile. Oh, come siamo pigri alle volte, perché non pensiamo al Paradiso! E facciamo fatica a pregare, e tralasciamo la preghiera, e facciamo fatica a essere caritatevoli, facciamo fatica a pregare, facciamo fatica a perdonare, facciamo fatica ad esercitare le opere di bene perché pensiamo poco al Paradiso, perché non pensiamo che il Paradiso è dono, ma è ancora conquista nostra, perché dobbiamo collaborare con la grazia e impegnarci serenamente in tutto. Vogliamo allora essere più attivi, più generosi a non perdere nemmeno una briciola di tempo, perché il tempo vale l’eternità, non una briciola! Impegniamoci, tesi sempre a realizzare quella pienezza di vita che si verificherà, quando il Signore ci farà ascendere con lui al Paradiso. La nostra abitazione è là e, con-resuscitati con Cristo, cerchiamo le cose di lassù. Torna il Salmo: “Cantate al Signore un canto nuovo” (cfr. Sal 96,1). Sì, non un canto con la lingua, un canto con la vita. Cantare con la vita è amare: “Amerai il Signore Dio tuo. Amerai il tuo prossimo”. Cantare con la vita è già camminare, è già ascendere. Con l’aiuto della Beata Vergine ascendiamo con serenità, con continuità, con molta generosità. La nostra vita sia più fervida, più colma di tante opere di vita, perché come nella Madonna si è verificato il disegno di Dio, il suo progetto così si compia in noi fino in fondo.

CODICE 85EIO01366N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 19/05/1985
OCCASIONE Omelia, VII Domenica Tempo Pasqua, Solennità Ascensione - Anno B
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Ascensione, conquistare il Paradiso
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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