27/11/1983 - Omelia I Domenica Avv ANNO A

Sant'Ilario d'Enza, 27/11/1983
Omelia I domenica di Avvento, Anno A

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Is 2, 1-5 Sal 121 Rm 13, 11-14 Mt 24, 37-44

Il Signore ci ammonisce: “Vegliate!” (Mt 24, 42). Vegliare è proprio il contrario del dormire. Vegliare vuol dire stare desti, stare attenti e stare pronti. Come dobbiamo sentire forte questo richiamo e questo invito, perché noi, purtroppo, tendiamo al sonno. A quel dormicchiare che è tipico di certi cristiani; quel dormicchiare, per cui niente si afferma di veramente forte e di veramente generoso… un dormicchiare. Certe anime sono così: un dormicchiare nella preghiera, quel russare placido, quel lasciare passare il tempo e poi stare tranquilli in coscienza. Si dice: “Ho pregato”, ma come hai pregato?! “Ho fatto il mio dovere di preghiera”, ma non t’accorgi che la tua preghiera è rifiutata, perché è posta male, perché è sgraziata nella tua attenzione e in ciò che chiedi, perché la tua preghiera è restata quale era l’anno scorso e l’anno di là e non ha fatto un passo in avanti. Si dice: “Ho osservato la legge del Signore”, ma con quale animo? Con quale amore? Con quale prontezza? Ecco, l’invito della liturgia è proprio quello di svegliarsi, “svegliarsi dal sonno”, dice proprio l’apostolo san Paolo, svegliarsi (Rm 13, 11). Noi abbiamo bisogno di rinnovarci, di dare un tono forte e vivo alla nostra spiritualità. Ne abbiamo bisogno individualmente, ne abbiamo bisogno comunitariamente e l’elenco sarebbe lungo.

Vorrei però soprattutto fermarmi nel richiamare la vostra riflessione sulla nostra vita liturgica, perché abbiamo bisogno di capire quanto è preziosa, quanto è importante la liturgia, giacché è la preghiera della Chiesa di Dio; giacché è l’assemblea nella quale è presente il Signore. La liturgia, che alcuni non conoscono, perché alla Messa fanno da svogliati spettatori e sono assenti alle lodi, né manco si sognano di essere a vespro… né manco si sognano. Hanno tante cose da fare e di tante cose sono preoccupati e non capiscono la forza, la gloria del popolo di Dio che si riunisce attorno all’altare del Signore, che si riunisce in un canto di lode. Il popolo di Dio che si riunisce nel giorno di festa per magnificare il Signore, per dirgli tutto l’amore, per dirgli tutta la forza di una riconoscenza per sé e per tutti. Perché, se cantiamo le lodi, non le cantiamo solo per noi, ma le cantiamo per tutti: le cantiamo come riparazione di tutte le bestemmie e di tutti gli spropositi e le oscenità. Oh, lo sappiamo bene, le parole più frequenti sono bestemmie e a noi sa fatica trovarci la domenica e lodare il Signore e benedirlo e dirgli che è grande e che la sua misericordia è la nostra salvezza. Pregarlo per tutti, pregarlo per la pace del mondo, perché gli uomini sono molto stolti, parlano continuamente di pace, ma dimenticano il Dio della pace; dimenticano che non si edifica la casa se il Signore non ci mette mano! Parlano, parlano, parlano e non pregano! Parlano e si compiacciono delle loro parole e dei loro trattati e dei loro progetti e dimenticano Dio, da cui viene ogni bene. E nei vespri, ci troviamo proprio per riconoscere come tutto viene dal Signore, come il ringraziamento gli è dovuto. Non è una cosa che possiamo fare o non fare: il popolo di Dio sente la gratitudine dovere di giustizia; sente la gratitudine necessaria posizione per avere altre grazie, altre benedizioni. Ci dobbiamo animare dunque e trovarci volentieri e fare i sacrifici per trovarci e sapere mettere in ordine le cose e dare una gerarchia ai nostri valori. Trovarci insieme, perché la lode a Dio è in fondo lo scopo della nostra vita. Noi siamo creati per la gloria e la lode di Dio! Oh com’è bello che non siamo fatti per le cose che passano, per le cose del mondo, per le cianfrusaglie che gli uomini senza Dio adorano; siamo fatti per la lode, siamo fatti per la benedizione, siamo fatti per immergerci nel Signore nel tempo e prepararci all’eternità! L’Avvento dice: “Svegliatevi”, ma aggiunge anche: “La salvezza è vicina” (Rm 13, 11). Quando si lavora per Iddio il tempo è ben sacro, il tempo passa presto: andiamo con gioia incontro al Signore.

CODICE 83MSO01310N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 27/11/1983
OCCASIONE Omelia I domenica di Avvento, Anno A
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Mediocrità, preghiera liturgica
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