03/03/1986 - Omelia Lunedi III Quar

Sant’Ilario d’Enza, 03/03/1986
Omelia, Lunedì III settimana Tempo Quaresima

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2Re 5,1-15; Lc 4,24-30

I Nazaretani non volevano credere. Non volevano riconoscere in Gesù il grande profeta, il messia atteso. L’avevano visto crescere tra di loro umile, silenzioso, in un atteggiamento di vita comune e la familiarità con Gesù impediva di vedere oltre. Stolti davvero! Nazaret avrebbe potuto diventare una città magnifica di fervore e di amore a Gesù. È su questo tema che dobbiamo meditare perché non ci succeda anche a noi e non ci succeda che abituati alla messa, abituati alla presenza del Signore, abituati a riceverlo nell’Eucarestia, la nostra abitudine si trasformi in indifferenza e in freddezza. Riceviamo la comunione così, senza che il nostro cuore senta, senza che il nostro cuore sappia palpitare di amore. Guai a noi che tendiamo a rendere le cose così povere e così vuote! La nostra devozione all’Eucarestia deve svilupparsi nella fede. È per fede che sappiamo che Gesù ripete nella messa il suo sacrificio. È nella fede che sappiamo che il pane eucaristico contiene il Corpo del Signore, che quelle specie nascondono un grande mistero, un grande mistero di dono, un grande mistero di amore. Questa sera è su questo tema che dobbiamo fare l’esame di coscienza perché ci dobbiamo veramente vergognare di ricevere Gesù, di assistere ai suoi misteri, di vederlo nel tabernacolo e di rimanere così assenti, così assenti nel termine completo della parola. Siamo presenti, ma la nostra attenzione è su altre cose, il nostro interesse non è proporzionato neanche minimamente a ciò che ci presenta la fede. Ravvivare perciò la nostra devozione eucaristica, renderla forte e vera e pregare incessantemente il Signore che ci doni la fede in modo grande, in modo forte, in modo travolgente. Noi che possiamo ricevere Gesù così frequentemente dobbiamo crescere, crescere molto, rendere ogni comunione un fatto nuovo, una cosa talmente mirabile a cui non ci si può abituare. Portiamo a Gesù Eucarestia il nostro dispiacere, il dispiacere di non averlo trattato come deve essere trattato, di non essere stati fervidi, di non essere stati generosi. E gli chiediamo misericordia, che ci perdoni questo nostro grande peccato e ci doni la grazia, d’ora innanzi, di essere molto sensibili al mistero eucaristico, di essere molto impegnati e molto forti.

CODICE 86C2Q01342N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 03/03/1986
OCCASIONE Omelia, Lunedì III settimana Tempo Quaresima
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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