07/06/1978 - Omelia Mercoledi IX Ord

Sant’Ilario d’Enza, 07/06/1978
Omelia, Mercoledì IX settimana Tempo Ordinario - Messa insegnanti

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2 Tm 1,1-3. 6-12; Mc 12,18-27.

Tutte le nostre voci devono salire a Dio per mezzo di Cristo. È Cristo la nostra voce davanti al Padre. “Egli infatti”, leggevamo ,“ ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa”.

È per mezzo di Gesù che non solo arriva a noi la salvezza, ma arriva a noi il colloquio filiale col Padre. Ecco perchè, giustamente, si è voluto ringraziare nella Messa, perché il ringraziamento è posto sull’altare, meglio, è posto nel Cuore di Cristo, che si fa nostro nell’Eucarestia e, nell’Eucarestia, dona a noi i veri sentimenti verso il Padre e dona a noi i veri sentimenti verso gli altri uomini.

Cristo è la salvezza, Cristo è la gioia, Cristo è la nostra forza. Ecco “l’apparizione del Salvatore nostro Gesù Cristo, che ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del Vangelo”.

È proprio qui, è in una continuazione di Cristo, è in questa continuazione che noi ci realizziamo. In particolare l’insegnante si costituisce come insegnante cristiano, cioè di Cristo, “del quale”, continua l’apostolo, “io sono stato costituito araldo, apostolo e maestro”.

La vocazione cristiana è dunque una vocazione simile a quella del Cristo, il quale ha dato, ha dato senza misura, ha dato col cuore colmo di amore. Ecco perché noi non possiamo mai disgiungere la nostra opera dalla nostra vera realtà: un cristiano deve essere sempre cristiano, deve agire sempre da cristiano, deve sentirsi il portavoce del Cristo.

Sentite com’è bello: essere “araldo”! L’araldo proclama e l’insegnante proclama la salvezza in Cristo. E’ “apostolo”, cioè l’insegnante porta la parola che conduce a Cristo. E’ “maestro” proprio perché è consapevole di essere un portatore di verità, un portatore di bontà, un portatore di fede.

Continua l’apostolo e dice: “È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno”. Insegnare è laborioso, insegnare richiede una continua, accresciuta competenza, insegnare non è facile. Ed allora è proprio in questa misura di sofferenza, che c’è la grandezza di chi insegna per una missione, per un grande senso di responsabilità, per potere così dare vera testimonianza di lui.

Ecco, il ringraziamento vuol dire proprio proposito di fede, vuol dire riconoscere che da Dio viene tutto: “aiutato dalla forza di Dio”, dice l’apostolo. Ringraziare vuol dire accumulare in sé tanti propositi di bene, per continuare ad essere sempre di più così il portatore di Cristo, il cristoforo; ecco, il potere giorno per giorno donare di più, amare di più, continuare con serenità e con grande senso di quella responsabilità, che non è tanto affidata dagli uomini, quanto affidata da Dio.

CODICE 78F6O01338N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 07/06/1978
OCCASIONE Omelia, Mercoledì IX settimana Tempo Ordinario - Messa insegnanti
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI La missione dell’insegnante cristiano
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