11/11/1987 - Omelia Mercoledi XXXII Ord

Sap 6, 1-11; Lc 17, 11-19.

“Si gettò ai piedi di Gesù”. È la nostra voce, è la nostra preghiera, è la nostra sicurezza metterci ai piedi di Gesù. Troppo spesso la nostra sicurezza la lasciamo turbata, siamo inquieti perché misuriamo le cose con un metro umano, con una disinvoltura umana. La preghiera è il più sicuro dei conforti, è la più forte potenza che abbiamo. Cosa possiamo noi? Non possiamo nulla; possiamo solo fidandoci del Signore, affidandoci a Lui con umiltà, con totalità, con la viva speranza del suo aiuto e della sua misericordia. Dobbiamo valorizzare tanto la preghiera ed avere nella preghiera la nostra grande arma per riuscire nella vita, per superare le nostre sofferenze e darci quello che è necessario per adempiere il nostro dovere e la nostra missione.

Dobbiamo saperci donare, saperci donare al Signore con tutte le nostre forze, saper essere così nel suo piano di misericordia. Per ognuno di noi il Signore ha il suo progetto, ognuno di noi deve volentieri collaborare a questo progetto e dire: “Signore, io ti sto vicino, ti ringrazio per quello che mi hai dato, ti ringrazio anche per quello che non ho capito, ti ringrazio per quello che, addirittura, ho ostacolato e hai vinto Tu. Ecco, Signore, io volentieri voglio, passo per passo, santificare il mio tempo, vivere la mia vita cristiana nei suoi doveri, nelle sue istanze, nelle sue indicazioni. Voglio vivere con generosità, la mia vita è nelle tue mani”.

“Ricolmi dello Spirito, rendiamo grazie per ogni cosa a Dio Padre” (cfr Canto al Vangelo). “Ricolmi dello Spirito”. Sia in noi lo Spirito che ci insegna a pregare, sia in noi lo Spirito che ci insegna ad essere forti, sia in noi lo Spirito che ci dà la consolazione indicandoci il perché della vita, indicandoci la vita eterna e, nella vita eterna, la gioia senza fine.