21/01/1989 - Omelia Prefestiva III Ord

Ne 8,2-4. 5-6. 8-10; 1 Cor 12,12-31; Lc 1,1-4; 4,14-21.

È il lieto messaggio. Dio parla, Dio parla agli uomini; parla con amore, parla con autorità, parla con completezza.

Gli uomini avevano troppo ascoltato gli altri uomini, si erano entusiasmati delle loro parole menzognere, avevano fatto confusione su tutte le cose.

Finalmente, ecco che Gesù lo proclama: “Sono venuto a portare la parola”, cioè è venuto a insegnarci, a insegnare le nostre relazioni con Dio, le nostre relazioni con gli altri, l’edificazione da farsi in ogni cuore.

Gesù ha parlato; il suo vangelo non è un messaggio pesante, noioso. Il suo messaggio è messaggio di vita, è messaggio d’amore, messaggio di grazia, proprio perché Gesù è venuto per essere il nostro Salvatore, è venuto a redimere i nostri valori, a insegnarci ciò che vale, a farci rifiutare ciò che è veleno.

Con quanta trepidazione – sempre! –, con quanta attenzione, soprattutto con quanta riverenza e amore dobbiamo ascoltare la parola di Dio! Poveri noi se non l’ascoltiamo con tutto il cuore; poveri noi, perché sciupiamo il nostro tempo e roviniamo la nostra vita.

Un cristiano ascolta la parola di Dio con entusiasmo, vive in conformità a questa parola, si lascia condurre.

Questa sera dobbiamo fare questo proposito: lasciarci condurre, lasciarci guidare per lasciare che il nostro cuore sia di Dio, del suo amore, della sua meravigliosa provvidenza, perché il Signore, quando trova un cuore docile, compie il suo piano e il suo piano è un piano meraviglioso di sapienza, è un piano meraviglioso di misericordia.

Chiediamoci allora se siamo stati poco sensibili, se siamo stati poco docili, ed impegniamoci ad essere sempre umili, pronti e generosi.