03/08/1985 - Omelia Sabato XVII Ord Campeggio femminile

Lv 25, 1. 8-17; Mt 14, 1-12

Giovanni Battista testimoniò, testimoniò la verità. Come dobbiamo ascoltare Dio e come dobbiamo ubbidirgli! Ebbe un coraggio meraviglioso. Solo, di tutto un popolo, proclamò la verità: “Non è lecito!”. Perché Giovanni riuscì a fare questa testimonianza? Perché era un santo, perché si era preparato.

Il prepararsi è necessario. E’ stoltezza pensare di dare testimonianza per un sentimentalismo. La testimonianza è dono di Spirito e si conquista con una vita forte e lineare, con una vita di generosità e di amore, perché l’illusione potrebbe essere un’illusione facile: “Darò testimonianza, darò testimonianza di fede, darò testimonianza di linguaggio, darò testimonianza di purezza, darò testimonianza di bontà e di umiltà”, ma le virtù non s’improvvisano, le virtù si conquistano. La crescita delle virtù costa ed è lenta, proprio perché dobbiamo formarci quell’abitudine generosa e continua, che si chiama veramente con il termine “virtù”, cioè fortezza.

Se non ci prepariamo con la preghiera fedele, se non ci prepariamo con la mortificazione, se non ci prepariamo con il dominio di noi stessi è impossibile dare testimonianza. E lo sappiamo bene, che per noi non dare testimonianza è tradimento, non dare testimonianza è rinnegare Gesù come lo rinnegò Pietro nel cortile di Caifa. Dopo tante assicurazioni, non riuscì. Ecco saremmo così.

Impariamo l’esercizio quotidiano della vera mortificazione, della vera rinuncia, del vero amore, perché la rinuncia non è per la rinuncia; la rinuncia è la conquista di un amore più grande a Dio e al prossimo. L’amore è la nostra grande realizzazione nella vita, e l’amore va conquistato, e l’amore così si può totalmente testimoniare.