08/08/1987 - Omelia Sabato XVIII Ord Campeggio

Dt 6, 4-13; Mt 17, 14-20.

Dobbiamo spesso meditare sulla nostra fragilità non per avvilirci, ma per prendere dal Signore tanta energia.

Facciamo spesso come il ragazzo del Vangelo: cadiamo da una parte e dall’altra, cadiamo così quasi costretti. Sappiamo bene che invece è perché non abbiamo rafforzato la nostra libertà, non l’abbiamo corroborata stando vicini a Gesù.

Dobbiamo, con umiltà, vedere come realizziamo questa vicinanza, vicinanza nella preghiera, vicinanza nel Sacramento della Confessione.

Il Signore ha fatto questo grande miracolo: ha istituito un Sacramento meravigliosamente semplice, ma ancora più meravigliosamente efficace, un Sacramento che risana le ferite della nostra anima, che ci dona una fortezza singolare proprio sulle cose che confessiamo, ci sprona ad avere speranza e ad essere pieni di coraggio.

Dobbiamo stimare molto il Sacramento della Confessione e non renderlo mai un’abitudine, una superficialità, un tirar via. Il Sacramento della Confessione è potente quando porta proprio alla comunione con Gesù Redentore, quando ci fa partecipare largamente alla sua misericordia.

Dobbiamo imparare a prepararci, dobbiamo insistere sui motivi del dolore, dobbiamo realizzare un’ umiltà e una sincerità grande.

Allora questa nostra comunione con Gesù ci renderà molto più energici, ci farà fuggire le occasioni, ci renderà liberi di una libertà potente e forte.

Quanto dobbiamo ringraziare il Signore! Il suo dono è stato meraviglioso, è stato il dono del giorno di Pasqua e resta nella Chiesa motivo di vera e autentica risurrezione, resta motivo di speranza di partecipare alla gloria, a tutta la risurrezione di Gesù.