26/12/1985 - Omelia Santo Stefano

Sant’Ilario d’Enza 26/12/1985
Omelia, Giovedì; festa Santo Stefano Primo Martire

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At 6, 8-10; 7, 54-60; Mt 10, 17-22

Dobbiamo chiedere a S. Stefano di capire un po’ di più che cosa vuol dire essere seguaci di Gesù.

Abbiamo cercato di accogliere Gesù ieri, ma l’accoglienza è un’accoglienza molto profonda, è accogliere la sua povertà, la sua infermità, la sua fragilità, Dio fragile, Dio povero, Dio nella nostra miseria umana. E Stefano oggi ci vuole far penetrare in questo mistero, che è un mistero di debolezza e di amore.

Essere cristiani non è seguire Gesù per una via trionfale, non è seguire Gesù in una via facile e tranquilla. Accogliere Gesù, accoglierlo nella propria vita è accogliere tutte le difficoltà del nostro servizio, tutte le difficoltà della nostra povertà umana, è dire che non aspettiamo il premio quaggiù, ma lo aspettiamo lassù.

Stefano immola la sua giovinezza, la offre in un gesto d’incomparabile amore: è come fosse vissuto tantissimi anni. Quell’atto di amore ha compreso tutto, quell’atto di amore è stato un atto di totale donazione, una donazione fatta proprio a immagine di Gesù.

Diceva Gesù: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”, ripeterà Stefano: “Signore Gesù non imputare loro questo a peccato”: la stessa donazione di amore, lo stesso olocausto a Dio per la carità degli uomini, per il trionfo della carità, per lo svolgimento di una logica di amore.

Ecco, noi vogliamo oggi ribadire la nostra promessa di seguire Gesù, di seguirlo proprio così nella sua donazione, nella sua meravigliosa qualificazione: si qualifica come l’Agnello che si lascia uccidere e perdona.

Ecco, ogni giorno dobbiamo cercare di essere ben decisi: seguire Gesù, seguirlo con un’umiltà fervida, un’umiltà che sa equilibrare bene se stessa, che sa essere veramente un dono, il dono senza pose e senza particolari maniere. Si pone così con generosità nel servizio di ogni giorno, nella bontà di ogni giorno, nella fortezza di ogni giorno. Fare il nostro dovere, farlo sempre, farlo con semplicità, fare il nostro dovere sull’esempio di Gesù: seguirlo sempre, seguirlo in tutto, seguirlo col cuore generoso ed aperto.

Signore, noi veniamo a Betlemme, ma veniamo a Betlemme vedendo Betlemme così nella realtà di ogni giorno, veniamo a Betlemme ricalcando le tue orme, accettando le nostre pene, accettando le nostre prove, accettando le nostre difficoltà e col tuo aiuto, volendo superare tutto, col tuo aiuto, con la partecipazione al tuo amore, con la partecipazione alla tua grazia. Signore Gesù, ecco, siamo pronti, come Stefano veniamo sulle tue orme per dare gloria al Padre, per testimoniare la nostra fede; la nostra fede non ha bisogno di posizioni eclatanti, la nostra fede ha bisogno così di un servizio umile, disinteressato, sereno.

E’ questo servizio che noi promettiamo.

CODICE 85NRO01320N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza 26/12/1985
OCCASIONE Omelia, Giovedì; festa Santo Stefano Primo Martire
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
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