16/05/1976 - Omelia V Domenica Pasqua ore 6.30 e ore 8.15 Professione di fede

Sant’Ilario, 16/05/1976
Omelia, V Domenica Tempo Pasqua - Anno B - Messa ore 6,30 e 8,30 Professione di fede

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At 9, 26-31; 1 Gv 3, 18-24; Gv 15, 1-8

OMELIA ORE 6, 30

Anche oggi le offerte, che vengono raccolte, sono per i terremotati. È nello spirito della carità del Signore, che dobbiamo aiutare coloro che sono in così terribile necessità. Ce lo ricorda nella seconda Lettura l’apostolo san Giovanni: “Non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità” (cfr. 1 Gv 3, 18). Ed è in realtà così, perché la grazia di Dio, che è in noi, che è una partecipazione della vita di Cristo, che è una meravigliosa comunicazione della Trinità, questa vita divina, che è in noi, cresce attraverso la nostra collaborazione, il nostro sì, il nostro continuo dir di sì. C’è tutto un piano di Dio. Stiamo meditando in queste domeniche di Pasqua i frutti della redenzione. Ecco, non c’è un frutto così prezioso come la grazia, che ci unisce a Cristo come il tralcio è unito alla vite, ci unisce a Cristo in una comunione, che deve portare i frutti. Il Signore sottolinea questa necessità del frutto e dice che tutta l’azione della provvidenza a questo riguardo è proprio nell’ordine dei frutti. Se un tralcio non porta frutto, lo si pota perché porti frutto; se già porta frutto, lo si pota perché porti più frutto. E il frutto che dobbiamo portare sono proprio le opere buone, quelle opere che sono la vera carità tradotta, il vero amore comunicato. Il cristiano è appoggiato, nello svolgere la sua vita, sulle tre virtù teologali, deve avere la fede e deve crescere nella fede, perché la fede è comunicazione nella verità. Deve appoggiarsi sulla speranza, perché le forze per raggiungere una meta soprannaturale non possono essere solamente umane, naturali. Il cristiano ha il cuore gonfio di speranza, perché sa che il Signore è un giusto giudice, che il Signore darà a ciascuno quanto quello si è meritato. Il cristiano soprattutto si sviluppa nella carità, nell’amore, ama Dio in un rapporto unico di figliolanza, ama il prossimo nella visione e nella grazia di Dio. Il cristiano, appoggiato su queste tre verità, deve dare frutto, deve dare frutto nella fede, perché senza la fede non può vivere, perché senza le opere la fede è morta. Deve progredire nella speranza, nella confidenza e nella gioia in Dio. L’uomo ha bisogno di gioia anche in questa terra. L’uomo ha bisogno di sicurezza anche in questa terra e ha bisogno allora di sentire come il Signore è vicino: il Signore sostiene, il Signore indirizza, che non c’è tentazione superiore alle proprie forze. Il cristiano soprattutto, animato dalla carità, è spinto a tutto quello che riconosce essere volontà di Dio e necessità dei fratelli. Il cristiano dunque non vive di illusioni terrene, non vive di speranze terrene, non vive delle verità degli uomini, non vive così in quello che è solo un amore umano per gli altri. Il cristiano ha una vita soprannaturale, che deve crescere ed essere alimentata, dalla quale verranno tutte le opere. Guardiamo allora di porre nella nostra anima sempre di più queste tre virtù. Viviamo di fede, camminiamo nella speranza, operiamo nella carità. Sarà così la nostra identità di cristiani splendida testimonianza a tutti.

OMELIA ORE 8,30 Professione di fede

È meraviglioso, ci ricorda la nostra ricchezza, ci ricorda la nostra gloria, ci ricorda il senso e il fine della nostra vita. Nati da Dio, noi siamo uniti intimamente a Gesù, come il tralcio è unito alla vite. È così che portiamo quei frutti di amore, quei frutti di grazia che rendono nobile la nostra esistenza, degna di essere vissuta, fruttuosa per noi, fruttuosa per gli altri. È così che ci sentiamo nella Chiesa e viviamo la vita della Chiesa. La prima Lettura ci ricorda la sofferenza della prima comunità cristiana, la lotta, l’ansietà, ma ancora la meravigliosa confidenza, la meravigliosa pace che albergava nei loro cuori (cfr. Atti 9, 26-31). La seconda Lettura ci parla, per bocca dell’apostolo Giovanni, della traduzione pratica di questa nostra vita di credenti. Bisogna amare coi fatti e nella verità. Il nostro credere si traduce nell’amore, sfolgora nell’amore, prende la sua posizione precisa nell’amore del prossimo. È proprio così: “Chi osserva i suoi comandamenti, dimora in Dio ed egli in noi. E da questo conosciamo che dimora in noi, dallo Spirito Santo che ci è stato dato” (cfr. 1 Gv 3, 18-24). In questa meravigliosa cornice di insegnamento si innesta questa professione di fede, si innesta così, indicando una precisa responsabilizzazione. Voi volete riaffermare l’impegno del vostro Battesimo. Voi scegliete il Signore ancora una volta con piena cognizione, con piena generosità, nell’uso della vostra libertà vi donate al Signore e dite: Signore, tu sei grande. Signore, tu sei la nostra vera ricchezza, la nostra vita senza di te non avrebbe un significato. Noi non vogliamo che il nostro Battesimo sia un ricordo lontano. Vogliamo che il nostro Battesimo sia una precisa realtà, che viviamo giorno per giorno, ora per ora. Voi volete così realizzarvi come cristiani, perché un cristiano che non professa, un cristiano che non ama Dio nei suoi comandamenti, che non serve Dio è un cristiano fallito e, se ne ha avuto cognizione, è un cristiano traditore. Voi volete dire che non tradirete mai la vostra fede, che non tradirete mai il vostro impegno, che non tradirete mai la Parola del Signore, che è scesa nel vostro cuore. Voi vi impegnate particolarmente in tre cose. Voi volete impegnarvi nell’ordine della grazia: volete essere un tralcio unito alla vite che porta frutto, sempre in grazia di Dio, perché la grazia di Dio è partecipazione alla vita stessa della Trinità, è comunione magnifica con Cristo, perché la grazia dà un senso a tutto quello che facciamo, un senso d’eternità. Voi, accettando la grazia, rinunciate a tutto quello che nel mondo è peccato, che nel mondo è ribellione a Dio, che nel mondo è egoismo, che ignora il suo Signore e il suo Creatore. Voi volete rinunciare così, per la grazia, ad ogni altra cosa, riconoscendo nella grazia la prima ricchezza, la grande ricchezza, quella ricchezza che è costata tutto il sangue del Signore. Voi volete comunicare così direttamente col Signore, per amarlo, per amarlo sopra ogni cosa, per amarlo con tutto il vostro cuore, per amarlo con tutte le vostre forze.

E ancora voi volete promettere un’altra cosa: volete promettere di vivere da figlie di Dio. La grazia ci rende figli di Dio, la grazia ci dà dunque un’incomparabile dignità. Non volete vivere solo in una bontà umana, naturale, volete vivere da cristiane convinte, perciò volete vivere nel senso della paternità di Dio. Dio è nostro Padre e nella sua paternità ci partecipa il suo amore. Noi amiamo col cuore stesso del Padre, solo che lo vogliamo. Vivete da figlie di Dio in una grande dignità, in una grande generosità. Rinunciate a tutto quello che non è conforme alla vostra incomparabile dignità di figlie di Dio. Vivete da figlie di Dio nella vostra anima, vivete da figlie di Dio nella vostra pratica opera di evangelizzazione, perché non volete essere solo buone per voi, volete essere buone per gli altri, sapendo che il figlio di Dio deve amare tutti e condurre tutti al Padre celeste.

Ma una terza cosa sottolineate, sottolineate la vostra devozione allo Spirito Santo. Vi siete volute chiamare da oggi “il gruppo dello Spirito Santo”, sottolineate cioè come lo Spirito Santo è l’anima della nostra anima, è l’anima della Chiesa. Volete che lo Spirito Santo sia la vostra guida, è infatti nell’intimo della vostra coscienza. La nostra legge è lo Spirito Santo. Volete essere tabernacoli dello Spirito Santo in una grande generosità di purezza, nella custodia illibata della vostra anima. Volete essere così nello Spirito Santo, amando molto la Chiesa, sapendo che la Chiesa è la comunità dei figli di Dio, guidata dallo Spirito Santo. Voi amerete la Chiesa, voi difenderete la Chiesa, voi vi mostrerete degne della Chiesa, voi saprete accettare anche le cose contrarie nella sicurezza, che lo Spirito Santo è con voi. Amate perciò questa vostra posizione di dipendenza dallo Spirito Santo, ricordando sempre, e voi stesse lo avete sottolineato, che lo Spirito Santo è dove si trova la Madonna. Ecco perché il vostro gesto di professione di fede è nello Spirito Santo per l’intercessione della Beata Vergine. Vivete così, sicure che la gloria di Dio si manifesta nella nostra vita e si dovrà manifestare così nella vostra vita, che voi sarete testimoni dello Spirito Santo come gruppo attivo, generoso, fervido, impegnato e in ognuna delle vostre giornate, in ognuna delle vostre azioni, sempre nello Spirito Santo, perché essendo sua dimora siate sua testimonianza.

CODICE 76EFO01364G
LUOGO E DATA Sant’Ilario, 16/05/1976
OCCASIONE Omelia, V Domenica Tempo Pasqua - Anno B - Messa ore 6,30 e 8,30 Professione di fede
DESTINATARIO Comunità parrocchiale,
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI I frutti della redenzione, lo Spirito Santo
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