22/02/1980 - Omelia Venerdi dopo Festa Cattedra San Pietro

Sant’Ilario d’Enza, 22/02/1980
Omelia, Venerdì dopo le Ceneri - Cattedra di san Pietro

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Is 58,1-9; Mt 9,14-15

Che cosa vuol dire la festa della Cattedra di san Pietro? È la celebrazione e il ringraziamento a Dio che ha messo come segno e come mezzo della sua presenza l’azione di Pietro nella Chiesa. Cattedra di san Pietro, presenza di san Pietro. La Chiesa è su questa pietra, la Chiesa si sorregge perché trova nel Papa il suo punto centrale, perché trova nel Papa colui che presiede alla carità della Chiesa in tutto il mondo. Oggi è proprio la festa del Papato, il ringraziamento a Dio.

Pietro ha ricevuto l’incarico e l’ha lasciato al suo successore a Roma e così, di generazione in generazione, la chiesa non è venuta meno, perché era in questa unione, era nella grazia, nel carisma del Papa. Ed è evidente allora che lo Spirito Santo è l’anima, che lo Spirito Santo è l’illuminatore, la fortezza del Papato. Il Papato si sostiene non per virtù umana, non per organizzazione umana, non per sapienza di uomini, non per grandezza di qualità naturali: si sostiene perché l’anima della Chiesa è lo Spirito Santo, è lo Spirito Santo che guida tutti alla obbedienza, all’unità, alla carità col sommo Pontefice. Il nostro “Vieni, o Santo Spirito” è indirizzato allora stasera sulla persona del Papa, perché possa ricevere quella pienezza di dono che è necessaria per le difficoltà del nostro tempo. Il vieni Santo Spirito è perché tutti stiano uniti al Papa, lo amino e lo obbediscano, perché un cristiano non è nella verità se non è nell’obbedienza e nessuno può chiamare Dio come padre se non ha la Chiesa come madre. Effetto di orgoglio, ubriacatura di cose portano fuori strada, portano certi cristiani a non sentire rettamente, a preferire la loro prima idea o la prima idea che hanno sentito proclamare o inculcare sul giornale, e dimenticano le grandi linee che ha tracciato Gesù e che lo Spirito Santo ha completato. E sono queste le linee: “Tu sei Pietro e a te darò le chiavi del regno dei cieli; quello che legherai sulla terra sarà legato, tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto”. Noi allora questa sera ci interroghiamo sulla nostra volontà precisa di fede: come consideriamo la Chiesa, come sappiamo vederla nella fede, come in essa vediamo il posto del sommo Pontefice, come ci sentiamo disposti alla comprensione e alla preghiera? Preghiamo troppo poco per la Chiesa! Sentiamo troppo poco di essere membri della Chiesa e guardiamo con stanchezza e con indifferenza guardiamo con languore e con passività quello che si svolge nella Chiesa. Non siamo sufficientemente dei membri attivi, generosi che soffrono con la Chiesa, che gioiscono con la Chiesa, che lavorano con la Chiesa, che si realizzano come Chiesa. Facciamo troppo spesso del nostro cristianesimo qualche cosa di deformato, perché individualistico, perché pressapochista, perché non centrato bene, perché non vivido di quella vita che lo Spirito Santo anima e sottolinea. Ascoltiamo lo Spirito, invochiamoLo in ognuno di noi e ricordiamo che non si ama la Chiesa se non si ama la propria parrocchia, non si lavora nella Chiesa se non si lavora nella propria parrocchia. Ricordiamo: lo spirito di carità deve essere così forte in noi da passare molto al di là dei difetti degli altri. Non sono i difetti umani dei membri della Chiesa quelli che devono mortificare e rendere povera la nostra fede. La nostra fede deve andare forte ed è proprio guardando allo Spirito Santo e invocando Lui che procederemo con passo spedito e offriremo al Signore la totalità della nostra generosità, la totalità del nostro atteggiamento.

CODICE 80BNQ0134YN
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 22/02/1980
OCCASIONE Omelia, Venerdì dopo le Ceneri - Cattedra di san Pietro
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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    Umberto Roversi

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