Is 56, 1-3. 6-8; Gv 5, 33-36
Gesù si richiama alla testimonianza di Giovanni Battista, che aveva visto i prodigi del battesimo, e si richiama alla più grande testimonianza delle sue opere, della sua carità e dei suoi miracoli.
Su Gesù perciò non cade ombra di dubbio: tutta la Sacra Scrittura è per lui, è testimonianza di lui. In particolare tutto quello che è avvenuto nell'Antico Testamento è stato una prefigurazione di lui, un annuncio di lui. Tutto si è richiamato a lui, tutto ha avuto un senso in lui, altrimenti tutto sarebbe vuoto e privo di significato. Tra i libri della Sacra Scrittura importantissimo, in questo senso, è l'Esodo, l'Esodo che racconta come gli ebrei, dopo aver celebrata la Pasqua, iniziarono il loro cammino verso la terra promessa, un cammino irto di difficoltà, ma un cammino benedetto da Dio, con una presenza meravigliosa di Dio in ogni momento. Un popolo, che camminava con vicino il suo Dio, è simbolo della nostra vita, che è veramente un esodo: anche noi, popolo di Dio, siamo in cammino verso la terra promessa del paradiso. Siamo in cammino.
Gli Ebrei ebbero la chiamata, risposero di sì pur con tanta difficoltà.
Mosé ne aveva ricevuto il mandato sul monte Oreb, quando aveva ricevuto il prodigio, il prodigio di essere il profeta di Dio, la bocca stessa di Dio. Aveva ricevuto questo mandato nel roveto ardente e noi abbiamo ricevuto la nostra chiamata nel battesimo, la nostra chiamata di appartenere al popolo di Dio, a incamminarci per la salvezza.
Poi la Pasqua, Pasqua di letizia, la nostra Pasqua di comunione con Cristo, con Cristo nostro agnello, con Cristo che ci purifica dai peccati, che ci preserva da ogni male col suo sangue.
E poi la traversata del mar Rosso: il battesimo.
Poi la presenza di Dio che guida, la presenza di Dio di notte in una colonna di fuoco, di giorno in una colonna di nubi e tutti i prodigi che segnano il cammino.
Il prodigio dell'acqua amara che si trasforma in dolce, perché Mosé fa buttare un legno: la vita nostra, che prende un sollievo e un senso perché è sostenuta dalla croce del Signore.
Il prodigio della manna è il prodigio che prefigura l'Eucaristia, il pane disceso dal cielo, cui Gesù stesso nel discorso di Cafarnao si richiamerà.
Poi l'alleanza sul monte Sinai, un'alleanza di amore, un'alleanza di sicurezza. Oh, quanto ha operato per noi il Signore, quanto ci ha donato!
Noi di fronte ai miracoli dell'Esodo, vediamo annunciato tutto il mirabile prodigio di ricchezze che ci sono state date nella Chiesa, che ci sono date nella vita: da Maria Vergine preservata dal peccato e nostro modello e nostra Madre, dalla Vergine Maria prefigurata nel roveto ardente, per significare la sua intemerata verginità, eloquente a tutto questo nostro mondo di peccato, alla grazia della Messa, del sacrificio eucaristico che si ripete sempre per la nostra vita, per il nostro progresso, per la nostra unione e la nostra carità.
Quanto dobbiamo essere riconoscenti e come dobbiamo saper approfittare del dono di Dio! Come gli ebrei non avevano pace e tendevano sempre e camminavano nonostante le difficoltà verso la terra promessa, ecco, noi andiamo verso il Natale, per avere una comunione più viva con Gesù, per poter vivere più intensamente di lui e con lui, per potere così ricordare, che nella sua seconda venuta noi speriamo di essere per sempre nella sua gioia e nella sua grazia.
Oh sì, questa sera proponiamoci molta fortezza cristiana, una fortezza che non defletta di fronte alle difficoltà, non si fermi di fronte ai pericoli. Essere forti!
Essere forti, sicuri che il Signore è con noi. Essere forti, confidando continuamente in Gesù Eucarestia, confidando nell'aiuto materno della Madonna. Fortezza, impegno, generosità continua.
CODICE | 77NFN01312N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 16/12/1977 |
OCCASIONE | Omelia, Venerdì III settimana Tempo Avvento, Novena Natale - II giorno |
DESTINATARIO | Comunità Parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Storia della salvezza: Mosè |
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