04/07/1976 - Omelia XIV Domenica Ord ore 6.30 e ore 8.15

Sant'Ilario d'Enza, 04/07/1976
Omelia, XIV Domenica Tempo Ordinario - Anno B - Messa ore 6, 30 e 8, 30

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Ez 2, 2-5; 2 Cor 12, 7-10; Mc 6, 1-6

OMELIA ORE 6, 30

“E si meravigliava della loro incredulità” (Mc 6, 6). In mezzo a noi è ancora il Signore Gesù e tra noi cristiani diciamo bene che è ancora in casa sua, nel suo paese. Quanta meraviglia per tanta incredulità! Ma di dov’è la meraviglia? La meraviglia è un senso di stupore per una sproporzione. Ed è bene vero che noi abbiamo dei motivi ancora più forti dei Nazaretani per credere, perché noi abbiamo davanti a noi duemila anni di cristianesimo e conosciamo il Signore Gesù non solo per quello che ha operato durante la sua vita terrena, ma per tutto quello che ha fatto nella sua Chiesa. Ora noi abbiamo in mezzo al nostro popolo una tremenda crisi di fede: questa incredulità, questo rifiuto è una cosa molto triste e molto preoccupante. Ma noi, che siamo qui in chiesa e con la nostra presenza manifestiamo la nostra fede, non è giusto che ci chiediamo quanto è grande e quanto è valida la nostra fede? Perché un cristiano non è solo chiamato a conservare ciò che ha ricevuto, ma è chiamato ad accrescerlo, è chiamato a diffonderlo! “Voi”, ha detto Gesù, “dovete essere la luce del mondo, una città posta sul monte” (Mt 5, 14), “Voi dovete essere il sale della terra” (ib. 13). Lo sappiamo bene: quando abbiamo ricevuto il Battesimo, il Signore ha messo nel nostro cuore delle virtù, che noi chiamiamo precisamente infuse, perché sono come delle facoltà poste nell’anima nostra, perché noi possiamo compiere degli atti soprannaturali…(interruzione).Virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Un cristiano ha allora delle possibilità meravigliose, per compiere così quanto a lui spetta in questa fioritura di vita, in questa grandezza di vita. Ma queste facoltà, che sono in noi, devono essere con l’aiuto della grazia esercitate, cioè vuol dire che noi dobbiamo fare molti atti di fede, di speranza, di carità, che con questi atti noi cresciamo in queste virtù, noi cresciamo il tono della nostra vita spirituale.

Per fermarci sulla fede, ecco, come possiamo accrescere in noi questa virtù? Il Signore ci ha dato la sua Parola, la Parola di Dio non è un suono, è una forza; questa forza arriva a noi nella lettura della Bibbia, la facciamo nostra attraverso la riflessione, rispondiamo a Dio con gli atti di fede, con il nostro sì. Noi cresciamo allora nella fede nella riflessione sulla Parola di Dio, nell’accoglimento della Parola di Dio; deve essere un nostro compito quotidiano: “E’ la Parola di Dio la lampada per il nostro cammino”, dice il Salmo (Sal 119,105). Ecco ogni giorno la nostra riflessione sulla Parola di Dio, ogni giorno di fronte alle diverse circostanze della vita il nostro sì al Signore, il nostro atto di fiducia. Ecco la nostra preghiera: che cosa deve essere la nostra preghiera se non prima di tutto una ripetizione di atti di fede, un rinnovare al Signore l’assicurazione della nostra adesione? Oh, preoccupiamoci! Riflessione, meditazione, esercizio in tutte le nostre cose, preghiera. Vogliamo essere dei fedeli, così come ci dice l’apostolo, dei fedeli nel significato più profondo della parola. Vogliamo essere dei fedeli, cioè di coloro che sanno essere pronti, sanno essere perseveranti, sanno camminare forte secondo la mozione, secondo l’indicazione dello Spirito Santo.

OMELIA Ore 8, 30

“Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando” (Mc 6, 6). Ogni cristiano è chiamato a seguire Gesù, a rinnovare Gesù. Diciamo: nel Battesimo avviene una fusione completa tra il battezzato e Gesù, sicché tutto quello che è di Gesù diventa del battezzato e tutto ciò che è del battezzato diventa di Gesù. Diciamo che tra gli altri compiti il battezzato ha quello di essere profeta, ogni cristiano deve essere profeta, ma non nel senso che si dà comunemente alla parola, di uno che predice cose future, profeta nel senso che uno trasmette il messaggio di un altro, parla al posto di un altro. Ha detto Gesù: “Tutto quello che io ho appreso dal Padre ve l’ho detto” e poi “Andate anche voi, portate il vangelo ad ogni anima” (cfr Mc 16,15). Ecco, è una missione, il cristiano ha la sua specifica missione, il cristiano è un portatore di vangelo, il cristiano non solo in determinate occasioni, non solo in certi determinati momenti, ma sempre deve essere un portatore di vangelo. Si dice: come posso annunciare io la Parola del Signore? Quando il Signore incaricò Isaia di portare la sua parola, il profeta in una visione ricca di simbolo vide un cherubino, che prendeva una brace dal braciere, posto davanti al trono di Dio, e con quella gli purificava la bocca: “Ecco”, gli disse, “adesso sei purificato, va'” (cfr Is 6, 6-7). Al cristiano compete realizzare questa sua missione, purificandosi e portando con cuore libero e portando solo la Parola di Dio, non la propria parola. Per un portatore di vangelo non si richiede la perfezione, perché chi può dirsi perfetto? Avete sentito nella seconda Lettura san Paolo, che parla della sua tentazione e della sua miseria e “Tre volte ho pregato il Signore che l’allontanasse da me, ma rispose: “Ti basta la mia grazia. La mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2 Cor 12, 9). Il cristiano sa di essere debole, ma di possedere un tesoro, è per questo che ne vuole partecipare ai propri fratelli, senso dell’evangelizzazione che deve essere, dicevo, diffuso sempre, sempre! Ai vicini e ai lontani il nostro tesoro va partecipato, va detta la Parola di Dio, va detta con amore, va detta perché la Parola di Dio libera, perché la Parola di Dio crea, perché la Parola di Dio consola, perché la Parola di Dio edifica. Va detta questa Parola in famiglia, va detta ai nostri vicini, va detta all’ammalato, va detta al povero, va detta a colui che si lascia trascinare dai beni di questo mondo, la Parola di Dio va detta sempre. “La Parola di Dio nella mia bocca”. Avete sentito quello che diceva il Signore al profeta Ezechiele: “Figlio di uomo, io ti mando, ti mando a un popolo di ribelli, che si sono rivoltati contro di me” (Ez 2,3), non importa che non ti ascoltino, tu devi compiere la tua opera; sono, sì, una genia di ribelli ma tu non devi fare differenza, perché la Parola di Dio è efficace in se stessa, non è come le altre parole che hanno bisogno di sostegni, la Parola di Dio ha un dinamismo fortissimo in se stessa, proprio perché esce da lui come una forza.

Ecco allora che questa nostra evangelizzazione, questa nostra chiara dimostrazione di fede dobbiamo darla in tutti gli ambienti e in tutte le circostanze, con fede, con sicurezza. Il bambino deve darla al bambino, l’adulto deve darla all’adulto dappertutto, qui, nei luoghi di vacanza il cristiano deve essere profeta. È questa la grazia che vogliamo chiedere, la grazia di essere sempre i portatori della sua Parola, la grazia di poter essere secondo la sua Parola una lucerna che brilla e che arde. Non si accende la lucerna per metterla sotto il moggio, ma si mette in alto perché risplenda a tutti. Prendere coscienza allora della nostra missione, prendere coscienza della forza che ha la nostra missione, della necessità che il mondo che ha della missione.

CODICE 76G3O0133DN
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 04/07/1976
OCCASIONE Omelia, XIV Domenica Tempo Ordinario - Anno B - Messa ore 6, 30 e 8, 30
DESTINATARIO Comunità parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Credere, essere profeti
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