At 4, 8-12; 1 Gv 3, 1-2; Gv 10, 11-18
Le parole del Signore accrescono la nostra gioia pasquale, perché il Signore ci assicura e ci assicura in maniera mirabile: la sua non è un’azione del passato o un’azione del futuro, la sua azione è sempre del presente. Sappiamo di essere curati da lui con potenza, con tenerezza, con una sapienza che sa anche le più piccole cose e provvede a tutto. Investiti da quest’amore e da questa tenerezza dobbiamo esultare profondamente. La nostra vita non è preda di forze occulte, non è nel gioco del caso, è nelle sue mani. La gioia pasquale allora si traduce nella frase dell’apostolo Paolo: “Io lo so, io so bene a chi mi sono affidato. Lo so”( cfr. 2 Tim 1, 12). Davanti a tutte le evenienze bisogna ripetere queste parole: “So”, perché è Buon Pastore , perché ha trovato questa immagine per farci capire come lui pensa a tutto, ci guida, ci nutre, ci difende. Il senso della gioia cristiana sta proprio qui e ricordiamo ancora le sue parole: “Io vi porto la gioia” (cfr. Gv 15,11 ; Gv 17,13), “e la mia gioia nessuno ve la può prendere” (cfr. Gv 16,23). Resta il discorso della nostra perseveranza, del nostro abbandono; resta il discorso della nostra libertà, che purtroppo tante volte usiamo male o non usiamo in pienezza, della nostra libertà che dobbiamo, e lui ci aiuta, educare. Ci dobbiamo educare a scegliere, ci dobbiamo educare a rifiutare. Proprio perché siamo liberi noi dobbiamo adoperare pienamente questo dono della Provvidenza. Siamo liberi e se vogliamo possiamo, guidati da lui, raggiungere tutte le mete più alte. Perché non è usata bene la libertà quando è usata per il male: “faccio quello che voglio”, quando è usata solo parzialmente per il bene. Bisogna che noi accresciamo talmente la nostra confidenza nel Signore da consegnare a lui la nostra libertà, del non mai esitare quando ascoltiamo la sua voce. “Le mie pecore ascoltano la mia voce” (cfr. Gv 10,27). Ascoltare la sua voce che risuona immancabilmente nell’intimo dell’anima nostra, che risuona nella santa Chiesa di Dio, perché la Chiesa è il luogo della certezza, il luogo dell’amore, il luogo in cui noi, posti dal Buon Pastore, dobbiamo fruttificare. Impariamo allora ad essere delle pecore fedeli, intelligenti e generose. Impariamo a vivere di Dio, a vivere nel suo amore senza dare ascolto alle altre voci, senza lasciarci frastornare lusingati da una falsa libertà. Educhiamoci al bene, educhiamoci a essere costantemente alla sua sequela, qualunque cosa accada, qualunque tentazione tenti di prevalere. Vicino a lui sempre, perché anche ora lui, ricordate la Messa, offre la vita per noi.
CODICE | 85DTO01363N |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 28/04/1985 |
OCCASIONE | Omelia, IV Domenica Tempo Pasqua (Buon Pastore) - Anno B |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Gioia, libertà |
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