251. Salmo 75
22 maggio 1985
Il Salmo celebra una grande vittoria d’Israele.
Non per i loro meriti o le loro capacità ma per l’azione magnifica di Dio. È il Signore che ha scelto Sion come sua abitazione. È questa scelta gratuita e provvidenziale la causa della grandezza di Sion. Per questo Dio ha rinnovato i prodigi dell’Esodo. I nemici sono impotenti e le loro armi inefficaci. Dio è terribile e salva i poveri e i miseri e con loro fa il suo regno e il suo trionfo.
Noi lo sappiamo bene come tutto questo, pur magnifico, è stato una figura del futuro regno messianico. Il nuovo popolo di Dio che Gesù salva e redime con la sua verità e il suo sangue è la Santa Chiesa in cui noi ci troviamo. Ed è grande la nostra gioia al pensiero che le apparteniamo e che, pur essendo peccatori, possiamo partecipare in pieno al suo mistero.
“La Chiesa – dice il Concilio – è chiamata ad essere in Cristo come un sacramento o segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, 1). Essa “è un ovile, la cui porta unica e necessaria è Gesù Cristo. È un gregge, di cui Cristo […] è pastore […]. È il podere o campo del Signore”1. È la vigna piantata dal Celeste Agricoltore, l’edificio, la casa, la famiglia di Dio, il tempio santo formato di pietre viventi. È la Sposa immacolata dell’Agnello, la Sposa che Cristo ha amato e per la quale ha dato stesso al fine di santificarla; la Sposa che Egli si è associata con patto indissolubile e ha riempito di grazie celesti a testimonianza dell’inesauribile carità di Dio verso gli uomini2.
È una nuova alleanza stipulata nel sangue di Cristo. È una nuova Sion. Non ha più le caratteristiche della prima, un vincolo prevalentemente esterno e giuridico, ma un vincolo interno spirituale, il vincolo della grazia, della santità, del sacerdozio regale, della dignità e della libertà dei figli di Dio. È una comunione.
La Chiesa è il Corpo di Cristo: “Voi siete corpo di Cristo e sue membra” uniti a membra (1Cor 12,27); “Siamo molti in un corpo” (Rm 12,5); “Poiché siete tutti uno solo in Gesù Cristo” (Gal 3,28). Mistero dunque di interiorità, di trascendenza e di attività nello Spirito. Una unità e una comunione. Come i tralci della vite. “È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in Lui parte alla sua pienezza” (Col 2,9-10). La Chiesa è dunque la pienezza di Cristo; lo completa, perché di Lui riempie il mondo e lo mette nel cuore degli uomini.
Cristo viene completato perché in essa attua la sua azione di grazia, di amore, di salvezza. La Chiesa è comunione viva e dinamica. Gesù ci ha ottenuto la vita e la comunica al suo Corpo che è la Chiesa, che la dà a tutti gli uomini. La Chiesa è in totale dipendenza dallo Spirito.
Dice Ad Gentes, 2: “La Chiesa peregrinante è per sua natura missionaria, in quanto è dalla missione del Figlio e dalla missione dello Spirito Santo che essa, secondo il disegno di Dio Padre, deriva la propria origine. Questo disegno scaturisce dall’amore nella sua fonte, cioè dalla carità del Padre”. Una comunione dunque dinamica, in cammino. Una comunione data da Dio ma ancora costruita da tutti i cristiani. Siamo corresponsabili. Ciascuno ha la sua parte attiva nella vita liturgica, intellettuale e morale e apostolica della Chiesa.
Comunione che si attua particolarmente nell’Eucarestia che fa la Chiesa. Quando facciamo la comunione eucaristica realizziamo il momento culminante della comunione di fede con tutta la Chiesa. Perché in Gesù Eucaristico è racchiuso tutto il bene della Chiesa. Si rinnova l’opera della nostra Redenzione.
Sicché la parrocchia non si può ridurre a un quadro amministrativo ma deve essere comunione viva.
Ci dobbiamo sentire membra responsabili e operanti. Tutti si devono muovere. Non ci devono essere degli oziosi e dei parassiti che non fanno niente e aspettano tutto dagli altri e sono in perenne critica e lamento. I cristiani che stanno a vedere ed è tutto sbagliato quello che si fa fuori dalle loro idee.
Anche recentemente il Santo Padre in Olanda ha parlato del ruolo essenziale che la parrocchia è chiamata a svolgere anche nel contesto sociale attuale3. Ed è attorno alla mensa eucaristica soprattutto che la Comunità cristiana si riconosce per quella che è “la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le sue opere meravigliose” (1Pt 2,9). Partecipando all’Eucarestia ogni fedele esprime nel modo più chiaro quella dimensione sacerdotale che è propria del suo essere nuovo di rinato in Cristo mediante il Battesimo.
Le conseguenze sono evidenti: dobbiamo essere contenti di essere nella Chiesa e dobbiamo insistere nel ringraziare il Signore, nella contemplazione amorosa di quanto bene è stata arricchita la Chiesa di cui facciamo parte.
Dobbiamo essere la Chiesa in cui Dio opera tante meraviglie. Anche adesso la Chiesa soffre ed ha molti martiri e santi; è perseguitata accanitamente ma compie la sua missione. Dobbiamo vivere questa realtà magnifica che è la vita della Chiesa. Sentirci molto onorati di continuare l’opera degli Apostoli, di Pietro e di Paolo.
Dimostriamo di aver capito impegnandoci con generosità e umiltà nella nostra Parrocchia, per avere anche noi il nostro posto, e porre il nostro contributo. Per la sua gloria, nel nostro servizio.
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