“A te ricorriamo, esuli figli di Eva”. Ricorriamo, perché siamo in esilio. L’umanità è stata allontanata dal paradiso terrestre per il peccato di Adamo ed Eva; e questa terra è diventata proprio la terra d’esilio. La redenzione, che ha compiuto Gesù, ci ha reso ancora possibile l’entrare nella patria, nella patria della vita eterna. Prima non c’era alcuna probabilità: le porte erano chiuse; Gesù le ha aperte, è stato il nostro Redentore. «Redentore» viene dal verbo redimere, cioè siamo stati ricomprati. Gesù con il suo intervento, soprattutto con il suo Mistero Pasquale, la sua sofferenza, la sua morte e la sua resurrezione ci ha riscattati e noi abbiamo grande e forte la speranza. Maria Santissima si è inserita potentemente; la chiamiamo «Corredentrice», non nel senso che la redenzione di Gesù non fosse sufficiente (una preghiera di Gesù aveva un valore infinito, capace di redimere non un mondo, ma mille mondi!), non in questo senso dunque, ma diciamo che la Madonna ci ha voluto così bene che ha unito le sue sofferenze alle sofferenze di Gesù, la sua azione all’azione di Gesù. Gesù ha molto sofferto. Il profeta Isaia lo aveva preannunciato come l’«Uomo dei dolori», l’Uomo che soffre, e tutta la vita Gesù è stata una croce e un martirio. Maria non ha voluto privilegi per non soffrire: ha sofferto insieme a suo Figlio. Ha sofferto quando è nato nella grotta di Betlemme, quando è stato rifiutato e messo in pericolo di vita da Erode, con la fuga in Egitto. La Madonna ha sofferto quando ha visto Gesù misconosciuto, quando ha saputo da Simeone che anche la sua anima sarebbe stata trafitta da una spada. Sulla croce Gesù soffriva infinitamente, ma Maria soffriva terribilmente anche lei ai piedi della croce. E Gesù offriva tutto al Padre per la nostra salvezza, e la Madonna si univa a lui e, soffrendo in maniera indicibile, ha sofferto per amore nostro. Ha saputo donare tutto ed è stata, anche nel tempo della resurrezione, accanto alla Chiesa nel travaglio dell’annuncio del Vangelo, nella ostentata ripulsa che la classe dirigente ebraica faceva. Dobbiamo sempre ringraziarla delle sue sofferenze e onorarla nei suoi sette dolori. E ci proporremo di fare questo fioretto: offrire quelle cose che richiedono pazienza e umiltà, offrirle per la salvezza delle anime.
CODICE | 86ERM013 |
LUOGO E DATA | Sant'Ilario d'Enza, 26/05/1986 |
OCCASIONE | Catechesi mese di maggio |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Salve Regina |
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