20/02/1983 - Vespro I Domenica Quar

“Correte!”. La Quaresima ci porta la grazia di poter correre nella vita spirituale, di potere superare quei passi che abbiamo fatto tanto malamente, quella strada, poca, che abbiamo fatto zoppicando. Bisogna correre! Questo correre ci deve prendere fino in fondo all’anima. Oggi il Vangelo era quello delle tentazioni. E il Signore ci ha insegnato come correre, come prendere la Parola di Dio, perché la Parola di Dio è quella che ci rende forti, ci rende decisi, ci rende veramente disponibili in ogni evenienza, nel superamento di ogni tentazione. Dobbiamo riflettere che per correre ci vuole molta grazia di Dio. Dice il Salmo: “Egli ha reso i miei piedi svelti come quelli dei cervi” (Cfr. Ab 3,19). È la sua grazia, meravigliosa, che ci arriva così, illuminandoci con la sua parola, fortificandoci e dandoci il senso delle cose sante ed eterne. Dobbiamo correre uniti fervidamente a Gesù. Gesù nell'Eucarestia è restato con noi per essere veramente quello che dicevano, il nostro Viatico, cioè il pane della nostra via; a somiglianza di Elia, nella fortezza di quel cibo, camminiamo, senza interromperci, non badando alle nostre forze, ma alle promesse e alla misericordia di Dio. Camminiamo insieme, sentendo sempre di più l’avvenimento di cui dobbiamo vivere, che è l’avvenimento Chiesa. Tutti insieme, nell’amore di Cristo, per un’unica opera, per un’unica trasformazione: la trasformazione del mondo che noi siamo chiamati ad evangelizzare, che siamo chiamati a trasformare secondo quello che dice il Vangelo: “Il regno di Dio è simile a un lievito messo in tre staia di farina” (Lc 13, 21). Non ritiriamoci dal nostro compito: tradiremmo il Signore. Bisogna correre per Lui, bisogna correre per gli altri. E la vita spirituale allora sarà una inestimabile ricchezza, che noi, sempre di più, gusteremo, godremo, fino al giorno in cui il Signore ci chiamerà alla beata Patria.