27/01/1985 - Vespro III Domenica Ord

Diamo gloria al Padre, che ci ha rigenerati in Cristo e ci guida mediante lo Spirito. Ecco, l’anima della liturgia è lo Spirito Santo. La liturgia non si può attuare, se non nello Spirito Santo. Dice la Scrittura: “Dio viene in aiuto alla nostra debolezza” (Rm 8, 26), perché noi non sappiamo pregare e allora ha diffuso nei nostri cuori lo Spirito, che ci suggerisce la preghiera, che rende valido il nostro gemito, che ci fa capire la paternità di Dio. È nello Spirito che diciamo: “Abbà, Padre”. La liturgia quindi è una manifestazione dello Spirito. Siamo insieme nella grazia dello Spirito Santo; è Lui che rende unanime la nostra preghiera, che la rende fervida, che la rende gradita al Padre. È una cosa molto bella, ma è una verità che noi dobbiamo credere con fortezza, con profondità, sapendo che la nostra preghiera vale solo così, che la nostra preghiera ha qui la sua dignità, la sua giusta proporzione; che quando siamo insieme e preghiamo la liturgia, è Lui che anima i nostri cuori, dà il calore giusto dell’amore, fa sì che noi possiamo proprio essere la Chiesa che intercede, la Chiesa che si presenta al Padre, anche a nome degli altri, perché tutti gli uomini possano ricevere il perdono e l’aiuto e possano redimere se stessi nella pace e nella giustizia. Dobbiamo avere tanta fiducia nella Spirito e la nostra devozione deve crescere sempre di più. Sentiamo che lo Spirito Santo è lo Spirito dato ai figli di Dio, che noi, per la morte e la resurrezione di Gesù, abbiamo questa grandezza, e abbiamo questa speranza viva. Crediamo e corrispondiamo e siamo docili e siamo pronti.