30/01/1972 - Vespro IV Domenica Ord

Sant’Ilario d’Enza, 30/01/1972
Catechismo ai Vespri IV domenica del Tempo Ordinario anno A

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è dunque nella magnifica libertà dei figli di Dio di cui parlavamo le domeniche scorse, che noi attuiamo la nostra perfezione morale e, attuando la nostra perfezione morale, diamo il vero onore a Dio, così come sta scritto nel primo comandamento: “Tu adorerai il Signore Dio tuo”. L’adorazione è ossequio e umiltà che prende tutta la vita. Di fronte a Dio che comanda, l’uomo capisce come la sua vera felicità sta nell’osservanza della legge del Signore. Tutto quello che facciamo contro Dio, lo facciamo contro la nostra stessa felicità, perché il peccato è sempre causa di dispiacere, di sofferenza. Presto o tardi l’uomo si accorgerà che cosa vuol dire offendere il suo Signore, abbandonare la Sua legge, cercare la felicità contro di Lui perché fuori di Lui. Dobbiamo abituarci insistentemente a vedere legata la nostra felicità all’osservanza della legge del Signore. Deve essere come automatica la cosa, perché solo così ci possiamo difendere dalle insidie di certe tentazioni, perché solo così possiamo veramente porci in una zona di maggiore sicurezza. Perché, come dicevamo, l’insidia sta proprio lì, nell’immaginare nel peccato la nostra felicità, almeno una porzione di nostra felicità, almeno un’illusione di libertà. Invece l’esperienza del peccato è sempre negativa, è in tutto negativa e più uno semina peccato, più semina infelicità. Più uno semina peccato più si prepara una situazione difficile, impossibile, e in questa vita e nella vita eterna. Perciò l’adorazione del Signore, ancora prima di esprimersi in una forma di culto, sta in quest’ossequio, in questo atto di fede, in questo superamento di noi stessi. La vita in adorazione. Vita in adorazione che vuol dire allora non vita in ginocchio, ma una vita che riconosce la priorità di Dio, che riconosce la sapienza di Dio, che riconosce l’amore di Dio, ma una vita intera offerta così alla misericordia di Dio che ci salva, perché dai nostri errori è solo Lui che ci salva. E quando abbiamo commesso degli errori non ci dobbiamo ripiegare in noi stessi e dar luogo all’avvilimento, che è una forma d’orgoglio. Dobbiamo invece anche qui adorare il Signore nella Sua misericordia, sapendo che il Signore è pronto a perdonare purché nell’anima nostra ci sia veramente la volontà di conversione, il riconoscimento del nostro sbaglio, la constatazione dolorosa del nostro errore. Adorare Dio dunque anche quando abbiamo peccato, riconoscendo che solo Lui ci può salvare nella Sua onnipotenza e che solo Lui ci può salvare. Senso dunque profondo d’abbandono a Dio riconoscendo che il Signore è veramente Colui che ci ha amato dall’eternità e che continua ad amarci e che ci vuole arricchire d’ogni Suo dono. L’adorazione, dicevo, di tutta la vita, di ogni momento, soprattutto l’adorazione nella scelta, scegliendo sempre secondo il criterio di Dio, secondo quanto piace a Lui perché, ecco, il criterio di un’anima di fede: non scelgo quello che piace a me e in quanto piace a me. Scelgo in quanto piace a Dio e in tanto in quanto piace a Dio. Bisogna cercare il beneplacito di Dio, bisogna cercare quello che è conforme alla Sua volontà. Perciò sarà questo il pensiero che raccoglieremo per questa settimana: fuggire il peccato perché il peccato è causa d’ogni male, del mio male, del nostro male e porre la vita così, in una scelta saggia e meravigliosa, la scelta del figlio di Dio che sceglie ciò che il Padre gradisce.

CODICE 72AVV01333N
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 30/01/1972
OCCASIONE Catechismo ai Vespri IV domenica del Tempo Ordinario anno A
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Adorazione
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