27/04/1975 - Vespro V Domenica Pasqua

Sant'Ilario d'Enza, 27/04/1975
Catechesi a vespro

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Stiamo per entrare nel mese di Maggio e la mia parola è per esortarvi a viverlo con molta vivacità, una vivacità di fede, perché la Madonna è posta da Dio a nostro aiuto, una vivacità di comunione tra tutti noi, anche con tutti quelli che in questo mese di Maggio prendono in mano la corona e dicono l’Ave Maria. Vorrei aggiungere anche un segno di penitenza, ma quando mi chiedono quale penitenza possono fare per il mese di Maggio, resto sempre un po’ muto, perché io la penitenza da farsi la sottolineo sempre, ma non mi pare sia molto eseguita. Lo sapete: la partecipazione alla liturgia delle lodi e dei vespri: primo! Poi, se dico: ne vuoi un’altra? Metti la partecipazione puntuale! Se proprio ne vuoi una terza, ecco: abbi in mano il testo! Vedevo, per esempio, stamattina alle lodi che si sbagliava, si cantava male… perché non c’era il testo davanti! E, se non c’è il testo, come si fa a meditare? Perciò sentite la graduatoria della penitenza: esserci, esserci puntuali, esserci, e mi pare che sia la cosa sommamente importante, essere in comunione con tutti, con una preghiera viva e adoperare perciò gli strumenti. Ma non dico altro perché sapete bene come insisto su questo. La nostra lode a Dio ha una funzione grandissima, perché siamo la Chiesa, la Chiesa che prega. È un grande compito quello di pregare in nome della chiesa! Non ci sia allora chi sta muto, non ci sia chi dice un pressappoco andando malamente, dietro agli altri. È un grande compito da fare con grande responsabilità. Ma, non voglio lasciarmi prendere… che, vedete, mi sto già lasciando prendere, perché voglio proseguire il nostro argomento. Siamo all’altare di sant’Antonio abate. Sant’Antonio abate è chiamato anche Antonio il grande, ed è stato una figura notevolissima. Brevi cenni della sua vita: nasce in Egitto, nel medio Egitto, nel 251; sui diciotto anni perde i genitori e resta padrone di una fortuna notevole. Però non l’attirano le ricchezze. Affida una sorella più piccola di Lui alle vergini, come dicevano allora, alle vergini da educare. Poi vende tutto, lo dà ai poveri e si ritira vicino alla città, in un posto romito, e si allena, come dicevano allora, alla milizia di Cristo, cioè si impegna in una vita di preghiera, di ascesi; una vita forte, sotto la guida di un santo eremita, molto anziano, che gli è di maestro. Poi si ritirerà sulla riva destra del Nilo in un fortino abbandonato, dove vivrà come recluso per circa vent’anni. Poi i suoi discepoli lo porteranno via, perché diventi guida di innumerevoli colonie di monaci, che sorgevano nell’alto Egitto. Periodicamente il santo, quando è necessario, torna in città per confortare i martiri; come quando vi tornò nella tremenda persecuzione di Massimino; vi tornerà quando la chiesa attraverserà una crisi terribile dovuta all’eresia ariana; ma sempre più la sua vita fatta così, di una sistole: la preghiera e la meditazione, e una diastole: la sua azione tra i fratelli; dico, la sua vita si perfezionerà sempre di più, diventerà, per quella età, la luce posta sul candelabro. Morirà nel 356, a centocinque anni di età. Una vita meravigliosa, ricchissima! C’è una prima nota che entra proprio nel nostro argomento. Antonio il grande non si ferma così a una vita ascetica e forte seguendo come un ideale, non ha un ideale astratto, ha una persona di cui è innamorato: ha Cristo. La vita di sant’Antonio il grande, scritta da un altro grande santo, sant’Atanasio, l’arcivescovo di Alessandria, può avere questo titolo: “Sequela Christi”, egli ha seguito Cristo. Per Lui, per Gesù abbandona tutto, per Lui dunque nella povertà vuole porsi libero, libero per seguire tutti gli impulsi della grazia, libero per potere donare tutto il suo tempo, e tutte le sue energie. Sequela Cristi, lo segue. In fondo traduceva ciò che aveva scritto Giovanni nell’Apocalisse di Gesù “è l’α e l’ω” è il principio e la fine. Antonio ha posto così la sua vita, centralizzando su Cristo, e veramente è stato il campione più grande di questo cristocentrismo dei padri del deserto. Cristo, Cristo compreso, Cristo amato, Cristo seguito fino in fondo e sarà così, la vita del santo, un mirabile crescere. Dirà lui stesso: il mio respirare è Cristo. Per stasera fermiamoci qui. E torna allora ciò che dicevo in principio: che significato ha il mese di Maggio? Questo: andare a scuola dalla Madonna, perché ci insegni Gesù, noi andiamo dalla Madonna non per fermarci a Lei, ma per andare a Cristo. Chiediamo a sant’Antonio questa grazia, di fare anche noi una buona sequela di Cristo e, attraverso l’esercizio quotidiano di meditazione dei misteri della nostra fede, sentiamoci sempre più forti e sempre più spediti in questa via, che è l’unica via.

CODICE 75DSV01364N
LUOGO E DATA Sant'Ilario d'Enza, 27/04/1975
OCCASIONE Catechesi a vespro
DESTINATARIO Comunità Parrocchiale
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Sant’Antonio abate
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